Nord e Sud - anno XIII - n. 80 - agosto 1966

Cesare de' Seta non coincidono né gli scopi, né gli effetti... La differenza è essenzialmente di scopi che i diversi piani si prefiggono, e di _visione di problemi a cui ispirano .. Nel piano dell'area la sistemazione urbanistica di un territorio è strumentale ... rispetto al fine ulteriore, generale per tutte le attività del Consorzio, di industrializzazione rapida. Per il piano territoriale o regolatore generale la sistemazione urbanistica è invece valore a sé stante » 7 • Il ragionamento è lucido e non fa una grinza; rna, in verità, prescinde dal fatto che in Italia, e in particolare nel Sud, i piani territoriali di coordinamento e i piani regolatori generali che, in quanto operanti, potrebbero entrare in conflitto con i piani delle aree di sviluppo industriale, non esistono. A Napoli, il terzo comune d'Italia per estensione e per popolazione, vige ancora bellamente l'arcaico piano del '39, nonostante l'incessante carosello di commissioni per vararne uno nuovo. Quindi, rebus sic stantibus, ci pare accademico porre sul tappeto argo~ mentazioni che paventano, in ultima analisi, un conflitto di competenze del tutto irrealizzabile dal momento che uno dei «contendenti» non esiste. Ed è proprio per l'assoluta mancanza di una disciplina urbanistica, dai piani territoriali di coordinamento ai piani regolatori genzrali, che ci sembra di dover accettare -- almeno per il momento - l'interpretazione del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno che concede poteri più estesi ai Consorzi. Solo in questo modo vi è almeno la possibilità di evitare i rischi che Spantigati giustamente segnala: « il piano urbanistico dell'area si sforzerà di prevedere le ubicazioni più largam.ente appetibili per le imprese; il piano territoriale e il piano regolatore generale non possono far prevalere in ogni caso la incentivazione alle i1nprese, su, poniamo, la difesa del benessere delle comunità esistenti, la tutela del paesaggio, le ragioni dell'arte e della storia » 8 • Se invece - mancando i piani urbanistici, come n1ancano - si interpretasse alla lettera la legge, si finirebbe per organizzare un territorio in funzione soltanto degli interessi di gran lunga prevalenti dei Consorzi. Naturalmente, non è escluso che questo avvenga, quando siano concessi poteri più estesi ai Consorzi. Anzi, ciò· avverrà più facilmente, e in verità ci sembra che sia avvenuto in più di un'occasione. Senonché, in questo caso, il gioco è a carte scoperte e non sarà più possibile recitare la parte di chi ha tante buone intenzioni_, ma è intralciato dalla legge nel realizzarle. Per essere più espliciti: se il Consorzio è intenzionato ad adottare una politica negli esclusivi interessi dell'industria, prescindendo 7 F. SPANTIGATI, op. cit., p. 147. 8 Ibidem, p. 148. 102 BibliotecaGino Bianco

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