Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Le classi sociali in Italia parteciparono alle elezioni del 25 maggio 1958, elezioni che diedero luogo alla III legislatura: 1958-1963 25 • Dai risultati di questa ricerca, che, per le difficoltà incontrate, hanno soltanto, come dice l'autore, un « carattere ipotetico e congetturale », possiamo estrarre alcuni dati e alcune osservazioni relativamente al voto della borghesia, dei contadini e degli operai dell'industria. La grande, media e piccola borghesia prese nel loro insieme costituiscono evidentemente un complesso di individui molto eterogeneo e difficile. da definire. In una valutazione congetturale, il Dogan dice che questi individui darebbero « quasi un terzo dei loro suffragi ai partiti di destra, la metà alla Democrazia cristiana ed un quinto al Partito comunista e ai partiti socialisti ». In una analisi più particolareggiata, egli osserva poi che la categoria degli impiegati vista nel suo insieme è una delle più favorevoli alla Democrazia cristiana, anche s·e certi gruppi, come quello dei medi e piccoli funzionari residenti in Roma, dimostrano maggiori simpatie per il neo-fascismo. E a proposito di queste simpatie, egli osserva che « i risultati di numerose inchieste d'opinione sui più diversi problemi dimostrano che la piccola borghesia assume spesso atteggiamenti più conservatori e intolleranti della media borghesia, la quale, a sua volta, appare spesso meno liberale dell'alta borghesia cittadina ». Tra coloro che vivono dell'agricoltura bisogna distinguere i medi e piccoli proprietari, che votano per 1'80% circa la Democrazia cristiana, dai mezzadri e dai salariati, che votano invece per 1'80% circa i partiti comunista e socialista. Si osserva che i voti comunisti e socialisti dei mezzadri e dei salariati sono dovuti in parte ad una vecchia tradizione anticlericale nelle campagne, che risale al secolo XVIII, quando la Chiesa possedeva importanti proprietà terriere. Si rileva, inoltre, che questi voti, così come risultano da numerose inchieste, appaiono più come voti di protesta contro i partiti che rappresentano gli interessi dei grandi proprietari, che non come voti di adesione alle ideologie marxiste. Si ricorda, infine, che quasi mezzo milione di elettori ed elettrici del sottoproletariato agricolo, specialmente meridionale, cioè della categoria sociale più povera e derelitta, ha votato per i partiti di estrema destra: monarchico e neo fascista, che sono i partiti meno propensi allç riforme sociali. Secondo una valutazione congetturale, gli operai dell'industria danno il 69% dei voti ai partiti marxisti, il 26% alla Democrazia cristiana 2 5 M. Dcx;AN, La stratificazione sociale dei suffragi, in Elezioni e comportamento politico in Italia, a cura di A. SPREAFICO e J. LA PALOMBARA, Milano, Comunità 1963, pp. 407-494. 83 BibliotecaGino Bianco

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