Le classi sociali in Italia Su questo fenon1eno delle migrazioni interne negli ultimi anni si è scritto molto e disponiamo ormai di una vasta letteratura di cui non è qui possibile render conto. Mi limiterò a ricordare una ricerca in cui, considerando il caso di alcuni gruppi di immigrati a Torino, si fanno alcune considerazioni interessanti sui problemi delle classi, della stratificazione e della mobilità sociale. Vi si osserva, cioè, che questi immigrati che vivono al margine della società costituiscono un sottoproletariato urbano i cui caratteri distintivi « sono l'assenza di coscienza di classe ... e la mancanza di coesione a livello di classe anche se esiste coesione all'interno di piccoli gruppi primari ». Si ha quindi, vi si dice, « la tendenza a perseguire una ascesa sociale individuale, anziché di classe, come invece avverrebbe se si facesse uso di strumenti di azione collettiva, come i sindacati ». E questa tendenza genera inevitabilmente una tensione tra il sottoproletariato i1nmigrato e il proletariato nativo, in quanto il primo, disposto ad accettare condizioni di lavoro inaccettabili per il secondo, crea una illecita concorrenza. Relativamente alla stratificazione e alla mobilità sociale si fanno poi le seguenti osservazioni: « Il fatto che gli immigrati si inseriscano al fondo della scala delle occupazioni, impiegati nei lavori meno retribuiti, più pesanti, meno stabili e sicuri, fa sì che queste occupazioni vengano ancor più degradate nella considerazione àei nativi. L'essere esercitate da immigrati è un elemento sufficiente ad abbassare il livello nella scala del prestigio. Vi è allora una fuga dei nativi da quelle occupazioni verso altre, più prestigiose. L'immigrazione ha quindi un duplice effetto sulla mobilità. Un effetto diretto, nel consentire agli immigrati la possibilità di ascesa sociale; un effetto indiretto, nello stimolare l'ascesa dei nativi anche se alla base di questo aspetto positivo vi è un elemento negativo di discri1ninazione, in cui è latente la possibilità di tensione e di conflitto » 22 • Quanto ai rapporti intercorsi in questi ultimi anni tra la classe lavoratrice e la classe padronale, ritengo che si possano distinguere alcune fasi di sviluppo che corrispondono alle diverse fasi attraverso cui negli stessi anni si è andata svolgendo la situazione politica e sindacale nel nostro paese. Queste fasi di sviluppo possono essere così individuate: una prima fase, che abbraccia il biennio 1945-1946, e che è caratterizzata da una concezione esclusivamente politica dell'azione sindacale e da uno stato di confusione e di timore nel padronato; che ha indotto quest'ultimo a far se1npre maggiori concessioni agli operai pur di soppravv1vere; una seconda fase, che comprende il triennio successivo, e 22 G. MOROSINI, Osservazioni su alcuni aspetti sociologici dell'immigrazione in un'area metropolitana, in AA.VV., Immigrazione e industria, Milano, Comunità 1962, pp. 298-299. 79 BibliotecaGino Bianco
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