Renato Treves zione operaia a quella impiegatizia, molti intervistati hanno dichiarato di avere la « consapevolezza di essere una classe media in evoluzione » nella quale rientra già in parte la classe operaia (sopratutto gli operai specializzati) e nella quale più ancora rientrerà nel futuro. Sui rapporti coi sindacati, a proposito dei quali la differenza di posizione fra impiegati e operai è indubbiamente notevole, l'atteggiamento degli intervistati è stato riassunto « in due posizioni che si trovano insieme pur essendo concettualmente distinte l'una dall'altra: scarsa conoscenza e, probabilmente, altrettanto scarso interesse per le posizioni di principio prese dai sindacati e, al tempo stesso, una aspettativa diffusa, sebbene passiva, che i sindacati si adeguino meglio a situazioni nuove e rivolgano agli impiegati maggiori cure che nel passato» 19 • IV. La classe operaia e la classe contadina. Per farsi una idea delle condizioni della classe operaia e della classe contadina bisogna tener presenti le diverse origini di queste due classi. La classe operaia si è formata nel Nord a contatto di una borghesia industriale, dinamica e dotata di spirito di iniziativa. E contro questa borghesia, sin dalla fine del secolo scorso, insieme al bracciantato agricolo e sotto l'insegna del socialismo, questa classe ha condotto le sue battaglie per la tutela di quei diritti e per le realizzazioni di quelle riforme che non senza resistenza riuscì ad ottenere in una certa misura dai governi democratici precedenti al fascismo. La classe contadina più numerosa e più misera insediata nel Sud fin dai tempi più· antichi si è trovata invece a contatto d'una borghesia terriera, retriva e legata a una tradizione di immobilismo e di incomprensione. E da questa borghesia terriera, sostenuta dai governi e dalla borghesia industriale del Nord, i contadini del Sud prima dell'avvento del fascismo non riuscirono mai ad ottenere concessioni atte a migliorare le loro condizioni di vita. Nei loro tentativi di sommovimento e di ribellione si sentirono poi quasi sempre abbandonati, per non dire ignorati, dal socialismo del Nord, malgrado gli sforzi compiuti da Salvemini e da altri meridionalisti per interessare quel partito e i settori più progrediti dell'opinione pubblica ai problemi del Mezzogiorno. Il fascismo a sua volta per più di un ventennio represse ogni iniziativa e ogni moto operaio e contadino; e, 19 A. ANFOSSI, Gli impiegati dell'industria e le trasformazioni tecniche e organizzative, nel vol., a cura di F. MoMIGLIANO, Lavoratori e sindacati di fronte al processo produttivo, Milano, FeltrineHi 1962, vol. II, pp. 49 e 55. 76 BibliotecaGino Bianco
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