Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Renato Treves che si sono succedute in questi ultimi anni. Nelle sue prime manifestazioni, il fascismo apparve, ad esempio, all'occhio dei critici essenzialmente come una insurrezione dei ceti medi alla riscossa contro le offese e le minacce che la classe lavoratrice, nel torbido periodo dell'immediato primo dopoguerra, rivolgeva contro le loro ideologie, contro la loro posizione sociale e contro la loro stessa ragion d'essere. In seguito, dopo « la disillusione rapida di una politica al servizio della plutocrazia che offendeva con i suoi metodi il bisogno organico di libertà e di ordine giuridico connaturato alle classi medie » 15 , i movimenti antifascisti non comunisti riposero in queste classi le loro speranze e durante il periodo della dittatura cercarono di trovare in esse delle solide basi per l'azione futura. Così avvenne che, subito dopo la caduta del fascisn10, il partito d'azione e i partiti socialisti d'orientamento democratico facessero appello ai ceti medi perché si ridestassero dal lungo torpore e partecipassero alla realizzazione di un rivolgimento di carattere sociale e non puramente politico che fosse capace di assicurare l'avvento di una autentica democrazia in Italia. Col predominio della Democrazia cristiana, e con l'affermarsi e il consolidarsi di una politica di centro, che solo in questi ultimi anni ha accennato ad aprirsi verso sinistra, nell'ambito del partito di maggioranza si tende, infine, a considerare il ceto medio come uno strumento di equilibrio e di controllo contro ogni tentativo di sovvertimento e di deviazione, come un elemento atto a « far garanzia ad una politica di centro contro ogni totalitarismo e ogni avventura » 16• In un saggio pubblicato nel 1958, Livi ha presentato alcuni dati statistici sul ceto medio in Italia. Questo ceto (di cui Livi non da però una definizione precisa), in base al censimento del 1951, comprendeva circa il 22% della totalità delle persone attive, mentre i componenti della classe superiore comprendevano il 2,5?/o e quelli della classe inferiore il 75%. Questo 22%, secondo Livi, « si componeva in cifre assolute di circa 4.350.000 persone attive, di cui 180.000 circa appartenti al gruppo dei liberi professionisti e condizioni assimilabili; circa 2.000.000 al gruppo impiegatizio; e 2. 180.000 circa al gruppo dei piccoli imprenditori (lavoranti in proprio, negozianti, artigiani ecc ...,) » 17• Anche se non facciamo ricorso ai dati dell'ultimo censimento (1961), che non sono facilmente accessibili per quanto riguarda le categorie professionali, sulla base di 15 R. Mo D0LF0, Il problema delle classi niedie, in Sulle orme di Marx, Bologna, Cappelli, IV, ed. 1948, p. 182. Sui rapporti fra fascismo e borghesia, v. anche R. M0ND0LF0, Per la comprensione storica del fascismo, Bologna, Cappelli 1922. 16 G. ToGNI, La funzione sociale del ceto medio, Roma, Realtà 1959. 17 L. LrVI, Il ceto medio con particolare riguardo alla circolazione sociale, in Atti della XXX settimana sociale dei cattolici italiani, Bari 1958, p. 7 dell'estratto. 74 BibliotecaGino Bianco

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