Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Renato Treves Tra questi fenomeni va segnalato anzitutto il flusso dei lavorato1i dal settore agricolo al settore industriale 7 ; : flusso che contribuisce a determinare un altro fenomeno non meno importante: quello dello spostamento della popolazione dalla campagna alla città in misura quasi sempre crescente anche se con intensità e con ritmo diversi nelle diverse regioni del paese. Questi due fenomeni strettamente collegati fra loro, che danno luogo ad ampie correnti di migrazioni interne, creano poi numerosi problemi di adattamento e di assimilazione, difficili a risolversi per molte ragioni: l'arretratezza delle condizioni dei paesi di origine degli immigranti, l'estrema 1niseria e la bassa qualificazione professionale di una gran parte di loro e il fatto che in molti casi l'immigrazione è a carattere precario ed è concepita come semplice fase di passaggio verso sucessive, più stabili destinazioni. Al flusso migratorio dalla campagna alla città, che è la logica conseguenza dell'industrializzazione e dello spostamento dei lavoratori dal settore agricolo a quello industriale, si affianca poi, sebbene in misura minore, e con problemi di adattamento meno rilevanti, il flusso immigratorio delle forze contadine dalle regioni agricole meno favorite a quelle più favorite, con l'orientamento prevalente dal Sud al Nord, ma anche con orientamento dal Veneto verso la Lombardia e il Piemonte e dalle Marche verso la Toscana e il Lazio. Osserva a questo proposito il Barberis: « Non vi sarebbero migrazioni agricole, se le medesime cause che spingono tanti contadini ad abbandonare la terra e a cercare la via dell'industria o dei servizi non suggeriss~ro ad altri - sovente più maturi di età, cui manca, non l'ardire per tentare il nuovo, ma l'agilità per apprendere un differente mestiere - di continuare l'esercizio della propria professione in un diverso ambiente più ricco di opportunità » 3 • II. La classe dirigente. Dopo queste considerazioni preliminari, entrando ora in argomento, cercherò di dare qualche indicazione sulle classi sociali di cui in Italia più si parla e comincerò a considerare la classe dirigente della quale la scuola sociologica italiana si è particoìarmente occupata anche se i maggiori rappresentanti di questa scuola hanno preferito spesso usare 7 Nel decennio 1952-1962 la percentuale degli occupati nel settore agricolo è diminuita dal 42,4% al 27,8%, mentre la percentuale degli occupati nel settore industriale è aumentata dal 35,4% al 40,7%. (Annuario statistico italiano 1952, Compendio statistico italiano, 1963). 8 C. BARBERIS, Le migrazioni rurali in Italia, Milano, Feltrinelli 1960, p. 3. 70 BibliotecaGino Bianco

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