Le classi sociali in I talia il ventennio fascista, è tornata a presentarsi in questi ultimi anni in tutta la sua gravità ed importanza tanto da essere riconosciuta come la questione fondamentale e pregiudiziale per lo sviluppo economico e sociale dell'intero paese. Per rendersi conto dell'importanza della « questione n1eridionale » basta pensare che le regioni del Sud, comprese le isole, occupano circa il 42% del territorio nazionale, con una popolazione che nel 1963 era circa il 36% della popolazione totale; e che la differenza di livello economico fra queste regioni e quelle settentrionali, dalla data dell'Unità ad oggi, è andata progressivamente crescendo. Francesco Compagna, in un suo recente libro sull'argomento, illustra questo fenomeno nel modo seguente: « Secondo recenti studi, egli dice, sembra che nel 1860 la differenza di reddito pro capite tra Nord e Sud dovesse aggirarsi tra il 15% e il 25%, risultato di una inferiorità del Sud rispetto al Nord in quasi tutti i settori economici ». E questa inferiorità ha continuato ad aumentare nei primi 90 anni di vita unitaria « non perché la realtà del Sud non sia progredita, ma perché è progredita troppo lentamente e perché quella del Nord è progredita assai più rapidamente ». E aggiunge: « Così ci si è trovati, nel 1950, alle soglie di un decennio decisivo per lo sviluppo del paese con un reddito pro capite del Nord che è stato valutato superiore del 102% circa al reddito pro capite del Sud » 5 • Dal 1950 ad oggi, malgrado la specifica politica di intervento iniziatasi proprio in quell'anno, la distanza fra Nord e Sud è poi ancora aumentata e solo in questo ultimissimo periodo accenna a stabilizzarsi. Può essere interessante un confronto fra le regioni più ricche del Nord, da un lato, e le isole e le regioni più povere del Sud, dall'altro, nel decennio 1951-1961. Il reddito annuo pro capite a prezzi costanti nel triangolo industriale del Nord (Piemonte, Liguria, Lombardia) era rispettivamente nel 1951 di L. 364.367, 360.746, 383.550 e nel 1961 di L. 567.876, 591.835. 624.549; nelle isole: Sicilia e Sardegna, era rispettivamente, nel 1951, di L. 133.054 e 147.600 e nel 1961 di L. 206.863 e 238.198; nelle regioni meridionali più povere: Basilicata e Calabria, era rispettivamente, nel 1951, di L. 114.441 e L. 111.498 e nel 1961 di L. 181.971 e 163.518 6 • Oltre alle differenze regionali, per farsi una idea delle classi sociali in Italia è opportuno accennare, come dicevamo, ad alcuni fenomeni_ di mobilità territoriale e occupazionale; fenomeni che· non si manifestano soltanto in Italia, ma che, in misura maggiore o minore a seconda dei casi, sono comuni a tutti i paesi in fase. di sviluppo. 5 F. COMPAGNA, La questione meridionale, Milano, Garzanti 1963, pp. 39 ss. 6 Dati elaborati da F. FORTEe F. INDOVINAper conto dell'Istituto Lombardo di Ricerche Economiche e Sociali. 69 BibliotecaGino Bianco
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