Giornale a più voci Ma anche per ciò che riguarda l'attuazione delle due proposte ora formulate da Colombo, si presenta ovviamente una questione di «nomi»; ed è sulla base del modo con cui sarà risolta la questione dei «nomi» che si potrà dire se il Centro studi e la scuola di specializzazione si risolveranno in promesse mantenute o in « speranze deluse». Con Corbino, la questione dei «nomi» sarebbe stata risolta certamente in modo insoddisfacente per chi pensa in termini di efficienza scientifica e pratica; può darsi che con Guidotti essa sia risolta in modo soddisfacente, se si terrà conto dei più significativi punti di riferimento che esistono in materia di centri-studi e di scuole per la specializzazione dei quadri. Si può fare l'IPSOA e si può fare il surrogato dell'IPSOA, come quello che si è già tentato di fare proprio a Napoli. E così si può fare un centro-studi sul tipo e del valore della SVIMEZ, o sul tipo e del valore di quello che è sorto a Portici per iniziativa di Rossi Doria; ma allora bisogna sapere bene a chi ci si rivolge, a quali forze culturali si vuole e si può fare appello, da quali più o meno togati personaggi si deve necessariamente prescindere se non si vuole fare una delle solite facciate che risultano decorate da fregi ufficiali, ma dietro le quali non ci sarebbe che l'aria fritta, se non addirittura un'organizzazione disposta ad ogni tipo di intrallazzo. Anche a questo proposito, quindi, il nostro commento è per ora un commento di benevola e vigilante attesa: le proposte di Colombo suscitano una buona accoglienza, ma vanno fatte valere fin àa ora le preoccupazioni di cui si è detto, affinché si sappia che la loro attuazione potrà essere giudicata buona o cattiva a seconda dei « nomi » che prima o poi verranno fuori. Per tornare, quindi, all' « Unità », e per concludere, diremo che non consideriamo « deluse» le « speranze» che i fatti nuovi alimentano: di non considerarle « deluse», queste « speranze», forzando l'interpretazione di un discorso dell'on. Colombo che, come crediamo di aver dimostrato, fornisce pure utili punti di riferimento per quella critica della politica meridionalista che è nostro compito portare avanti attraverso sistematiche e coerenti verifiche. E aggiungeremo che certi atteggiamenti dei comunisti (a proposito della legge di rilancio della Cassa, per esempio) sono ancora, e più che mai, atteggiamenti tipici di quello che abbiamo denunciato come il « meridionalismo di complemento» fin dagli anni in cui Giorgio Amendola, invece di fare, magari, questione di « nomi », prendeva la parola alla Camera per affermare, come Corbino, e sia pure con n1otivazioni diverse, che la Cassa per il l\tlezzogiorno non si doveva fare. Quando i comunisti assumono coerenti posizioni meridionalistiche (il sì agli investimenti delle aziende a parrecipazione statale, il no al polo di Alessandria, la denuncia della politica di assunzione dei quadri negli istituti della politica meridionalista, onde poi ritroviamo i nipoti dei personaggi consolari dell'establishment napoletano adibiti alle più impegnative funzioni senza avere nessun titolo per assolvere ad esse), allora risulta che tali posizioni sono più o meno anche le nostre. Ma più spesso i comunisti polemizzano con l'interpretazione che noi diamo 65 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==