Ermanno Corsi e costituiscono due punti di una stessa figura geometrica » (Paolo Foglia in « Nord e Sud», settembre '62). Per meglio valutare gli sviluppi, antichi e recenti, della vicenda amministrativa di Torre Annunziata, non sarà inutile tracciare un quadro, sia pure sommario, della sua depressa economia. La « cittadella rossa», così definita per la tradizione comunista in essa radicata, si estende su una oblunga fascia territoriale, assai sproporzionata alla densità della popolazione (65 mila abitanti su una esigua superficie di 6,5 chilometri quadrati). Questo territorio, notevolmente congestionato sotto il profilo urbanistico, è oggi soltanto una frangia di un circondario che risultava vastissimo nei primi anni del '900 e che successivamente si disgregò in seguito ad alcuni decentramenti amministrativi, i quali consentirono la costituzione in comuni autonomi di Pompei, Boscoreale e Boscotrecase. Queste tre decurtazioni ridussero Torre Annunziata, alla fine della seconda guerra mondiale, ad una piccolissima « Vienna-impero», il cui prestigio industriale, data la vicinanza con Napoli, fu presto scosso da interessi di gran lunga maggiori e più potenti. Condizionata da queste caratteristiche, « la storia di Torre si è tutta polarizzata intorno alle vicende del suo proletariato e perciò intorno a queste vicende sono costantemente impegnati i due partiti lungamente più forti della zona, la DC ed il PCI, il cui contrasto, sviluppatosi tutto su un medesimo piano, ha subito perciò stesso una forte accentuazione» (Paolo Foglia, « Nord e Sud », cit.). Una costa bassa e poco sinuosa, l'utilizzazione intensiva delle aree fabbricabili con la monotona unifonnità del cemento e la progressiva rarefazione delle zone verdi, hanno privato l'ambiente - già per natura rude e spoglio - di ogni luminosa suggestione paesistica, conferendogli senza soluzione di continuità la figura di un « nido Uinano » inestricabile e soffocante. L'attività della pesca e quella agricola sono oggi quasi totalmente disertate; alcune forme di artigianato si vanno estinguendo. La risorsa prevalente rimane l'industria, mentre notevoli profitti si traggono dalla organizzazione turistica. Secondo l'ultimo censimento, la maggioranza delle « braccia da lavoro» è impiegata in questi due settori, che non hanno un andamento regolare. Frequenti e gravi sono le crisi nel settore dell'« arte bianca» ed assai indicative della depressa struttura ambientale sono le cifre sulla disoccupazione. Complessivamente, le aziende industriali di Torre Annunziata sono quarantotto; uno dei complessi più grandi è la Deriver, che occupa oltre ottocento operai; seguono la Dalmine, con cinquecento dipendenti;_ la Lepetit con quattrocento, la Dawne-Lepetit con cento, l'Armco-Finsider con cento; la -Fervet, installata con capitali italo-svizzeri, con trecento, l'Italtubi con duecento, la :icac con cento, le industrie cementiere con settecento, gli stabilimenti meccanici con duecento, le aziende conserviere con settecento, i complessi dell' « arte bianca» (con ventinove pastt.fici ed alcuni mulini a n1acinazione alternata) che occupano millecinquecento operai. Piccole fabbriche artigianali, quasi duecento, ed una ottantina di officine, danno lavoro 54 BibliotecaGino Bianco
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