Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Franco Bordieri ed istituzioni presso cui gli allievi potrebbero essere successivamente collocati. Cercheremo ora di vedere quali indicazioni, quali suggerimenti sono emersi dalla discussione di Portici, in n1odo che si possano comprendere i limiti e le prospettive di successo per una iniziativa di questo tipo. È stato rilevato, anzitutto, che occorre tener presente come, a differenza di altre zone sottosviluppate, il Mezzogiorno non manchi di strutture sociali ed amministrative necessarie per lo sviluppo. Questo significa che l'Istituto non si troverà ad operare in un vuoto. La conseguenza .di ciò è che i problemi di reclutamento degli allievi, e del loro inserimento nel lavoro, dovranno essere affrontati con un preciso riferimento all'attuale struttura istituzionale della zona, alla disponibilità attuale di persone e di quadri sensibili alle esigenze di un risveglio sociale. Si può dire, quindi, che il problema principale è di utilizzare e modificare quanto già esiste sul campo, più che creare qualcosa di nuovo. Il co1npito, in altre parole, è quello di sensibilizzare gli ambienti già impegnati nella formazione di vari tipi di operatori, al fine di rendere la loro azione più moderna e funzionale. D'altra parte, considerando le istituzioni di formazione professionale di base già funzionanti, occorre evitare uno sdoppiamento delle attività esistenti, pur integrando l'operato dell'Istituto nel contesto professionale italiano: lo scopo è quello di superare la perpetuazione degli interventi straordinari dall'esterno, raccogliendo e preparando gli elementi locali più attivi, formulando un concetto chiaro delle varie priorità e adeguando gli sforzi alle varie esigenze zonali e settoriali. Il problema della formazione dei quadri, specialmente nel Mezzogiorno, assume un'importanza sempre maggiore. L'Istituto Siciliano per la Formazione di Animatori di Sviluppo può dare un contributo notevole alla soluzione di questo problema, forse decisivo. Ma, per ottenere questo, è necessario che le istituzioni pubbliche, i poteri pubblici a livello nazionale e la classe politica si convincano che l'Istituto opererà in Sicilia mirando ad un allargamento, il più rapido possibile, delle sue funzioni in tutto il Meridione; e superino ogni istintivo senso iniziale di diffidenza (naturale, del resto, dati i molteplici fallimenti che iniziative simili hanno registrato in Italia), considerandO la sua attività, anche quella inizialmente modesta, come un effettivo contributo alla valorizzazione delle risorse umane del Mezzogiorno. Le possibilità di fallimento sono molte; e la serietà degli organizzatori risulta provata proprio dal fatto che di queste possibilità di fallimento essi sono coscienti. Noi aggiungiamo che sono molte anche le possibilità di suGcesso. Ma tutto dipende anche dall'attenzione che sarà rivolta all'iniziativa da persone e da istituzioni che sono impegnate alla soluzione dei problemi meridionali. FRANCO BORDIERI 52 BibliotecaGino Bianco

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