Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Note della Redazione con la connessa svalutazione di quella scientifica, considerata da Croce come pseudoconcettuale e da Gentile come grado di approssùnazione alla verità: « se la realtà è spirito » - scrive l'Abbagnano - ·« la natura non esiste, come 110n esiste una conoscenza della natura». Ora occorre dire che proprio in questo ,nodo di considerare l'ide:1lismo risiede il pericolo di soggiacere a una definizione 111eramente pseudoconcettuale, di comodo classificatorio, a cui prima si accennava. Uno storico della filosofia cosi esperto come l'Abbagnano sa benissimo (ed è strano che, per una specie di idiosincrasia, sembri ora dimenticarsene) che nella caratterizzazione di un movùnento speculativo le generalizzazioni convenzionali hanno un peso infinitamente 111inore del concreto e che perfino le sf wnature pos- ~ono avere un peso determinante nello sfatare i piu tenaci luoghi co111uni. Croce, ad esempio, se si è ispirato a Hegel, ne ha criticato la metafisica in 1naniera assai piu radicale di quanto non mostri di credere l'Abbagnano, ed è giunto a negare validità conoscitiva alle scienze della natura non d'accordo, 1na contro Hegel, anzi contro tutta la tradizione idealistica, a cui Gentile ri1naneva invece tenacen1ente legato. Per Croce la natura non solo esiste, ma ha una sua esistenza dinamica e vivente - la goethiana legendige Natur - che le finzioni concettuali degli scienziati sono ben lontane, anzi si guardano bene, dal riprodurre. L'inesistenza, se mai, o l'inconsistenza, è delle convenzioni e degli schemi della scienza quando vogliono atteggiarsi a verità filosofiche. Tanto questa concezione era suggerita al Croce dalla piu avanzata metodologia scientifica del suo tempo, che, c0111e certo l'Abbagnano non ignora, gli scienziati dei nostri giorni vanno sempre piu ripudiando il metodo degli schen1i e delle classificazioni, in un comprensibile bisogno di avvicinarsi sempre piu al concreto e allo storico. In questa situazione, attribuire all'idealisn10 · la condanna delle scienze empiriche, quali psicologia, antropologia, sociologia, co,ne « scienze impossibili», perché incapaci della suprema conoscenza che sarebbe l'autocoscienza assoluta, è motivo, a nostro avviso, di gravi equivoci: in primo luogo perché le tendenze storicistiche e concretistiche, che negli ultimi te111pi si sono rivelate nell' àmbito stesso di quelle scienze, din1ostrano come i loro cultori medesimi ne avvertano i limiti e le insufficienze; e in secondo luogo perché la tradizione idealistica ortodossa non ha mai considerato « impossibili » le scienze particolari, ma solo gradi di approssimazione alla verità, che a quest'ulti1na erano necessari e dialetticamente congiunti. Quanto a Croce, come è stato detto, non sarà mai abbastanza deplorato il singolare destino di questo pensatore, che continua a venire accusato di colpe inesistenti, eminente tra le quali quella di aver negato valore alle scienze, nell'atto stesso in cui, nella Logica, ne fondava rigorosamente i limiti e dunque la possibilità. Senza dire che è poi particolarmente strano che l'ostinata difesa del valore <( teoretico » della scienza venga promossa da quelli stessi che considerano del tutto inconsistente la distinzione di teoretico e pratico sempre fermissimamente sostenuta da Croce. La verità è che l'idealismo non è solo una metafisica, perché conteneva 40 BibliotecaGino Bianco

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