La Scuola media unica: primo bilancio 3. Orientamento, metodi e piano di studi. Sgo1nbrato il terreno dalle accuse più facili che vengono rivolte alla Scuola Media Unica, passia.1no a discutere in quali limiti possa essere accettata la riforma nei suoi tre aspetti essenziali che prima abbiamo elencato: creazione di una scuola di orientamento; rivoluzionamento del piano di studi; adozione del metodo attivo. 11 primo punto è una necessaria conseguenza della scuola di massa; ma sarebbe assurdo intenderlo come l'obbligo di promuovere tutti gli alunni a tutti i costi. In questo modo si provocherebbe un pauroso abbassamento di livello, che dalla scuola media si ripercuoterebbe su tutti gli studi superiori, compresi quelli universitari, con la conseguenza cui sopra abbiamo accennato, di favorire l'incremento della scuola privata. A questo pericolo dovrebbero guardare i presidi e i professori, interpretando nei giusti limiti le esigenze della scuola di orientamento. Passando al secondo aspetto rilevante della Scuola Media Unica, riteniamo che il passaggio dalla scuola elementare ad insegnante unico, ad una scuola con numero elevato di docenti, possa risultare troppo brusco, e, lungi dall'imprimere all'insegnamento un andamento unitario, creare confusione nei giovanissimi alunni, con una molteplicità di orientamenti che meglio si attaglierebbe a corsi di studi superiori. Si è già detto del nuovo equilibrio fra le materie, che, ripartite in cinque gruppi (letterario, artistico, sociale, scientifico e tecnico), tendono a presentare un panorama completo del sapere. Ad esse si affiancano alcune materie opzionali (il latino, le applicazioni tecniche, l'educazione artistica) per le quali è esclusa ogni valutazione determinante consistente in voti od esami. Come si vede, il criterio di uguaglianza fra le materie, che costituiva uno dei presupposti del nuovo ordinamento, non è stato in pratica rispettato; e in particolare l'introduzione del latino, frutto di un ben noto compromesso politico, lascia perplessi, per il modo inconsueto in cui è stata realizzata. Il programma ministeriale contempla, infatti, lo studio di alcune nozioni di latino in II classe, viste come « integrazione » dell'insegnamento dell'italiano (come esame comparativo, cioè, della morfologia. delle due lingue), lo studio della materia solo come disciplina facoltativa in III classe. Non è certo nostra intenzione addentrarci nella spinosa questione della « battaglia del latino », che ha visto schierati in due campi avversi studiosi e pedagogisti, e che meriterebbe, per la sua complessità, trattazione a parte. Ci basti esaminare dal punto di vista pratico le possibilità offerte da questo orientamento. È chiaro che nell'intenzione del riformatore il provvedimento vuole lasciare aperta ai giovani la possibilità di tutte le scelte future, compresa quella degli studi umanistici, e fornire 31 BibliotecaGino Bianco
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