Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Marisa Càssola cultura è di gran lunga più avanzato, quando in Italia non si è riusciti ad assicurare a tutti i cittadini il possesso della lic.enza elementare? A queste obiezioni, non del tutto prive di fondamento, si potrebbe rispondere che attendere la soluzione di tanti pur gravosi e urgenti problemi avrebbe significato rinunziare in modo definitivo a mettere la scuola al passo con il progresso della società, o almeno dover affrontare in futuro difficoltà ancora più gravi. E, del resto, le maggiori responsabilità della situazione presente non sono certo da imputarsi ai riformatori, ma agli uomini di governo della generazione antecedente, che non hanno saputo prevedere in tempo l'enorme incremento della popolazione scolastica, conseguente allo sviluppo della civiltà industriale, e tutti i problemi organizzativi che esso avrebbe creato. Le spinte di ordine sociale, economico, politico che hanno determinato la riforma hanno travolto ogni resistenza, rompendo di necessità il blocco delle vecchie strutture. Il che equivale a dire che la riforma è avvenuta sotto l'impulso di tensioni irreversibili, e che è ormai inutile discutere sulla opportunità o meno di attuarla. Non è detto, del resto, che la scuola debba ora immobilizzarsi sulle posizioni raggiunte, chè esse corrispondono in realtà ad un momento di trapasso storico; mai come nella nostra epoca, caratterizzata da trasformazioni sociali tanto veloci, si è rivelato indispensabile un continuo dinamismo di tutte le istituzioni pubbliche. Se mai è da lamentare che la riforma non abbia potuto essere applicata per intero, proprio negli aspetti che ne avrebbero costituito il banco di prova più efficace: intendiamo parlare del doposcuola, uno dei corollari indispensabili del nuovo sistema di insegnamento, che è praticamente attuato in pochissimi istituti, soprattutto per mancanza di locali scolastici. Il metodo attivo richiede, infatti, notevole impegno sia da parte degli insegnanti che degli allievi, e il lavoro ch'esso comporta non può certo esaurirsi nell'ambito del normale orario scolastico: per di più gli alunni hanno bisogno di essere seguiti nelle loro ricerche dagli stessi insegnanti, specialmente nelle aree depresse, dove le famiglie non sono in grado di fornire ai giovani né culturalmente né economica1nen te l'assistenza necessaria negli studi. Che il rendimento scolastico sia proporzionato più all'ambiente in cui l'alunno vive che al suo quoziente intellettivo, è fuor di dubbio: il doposcuola permetterebbe, dunque, di creare ai giovani meno favoriti socialmente l'ambiente più adatto al lavoro; ma in futuro un doposcuola ben organizzato potrebbe anche avere fini extrascolastici, contribuendo a formare la personalità degli allievi con attività supplementari, svaghi e ricreazioni opportunamente scelti. 30 BibliotecaGino Bianco

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