Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Gli Stati Uniti tra l'Asia e l'Europa Francia, venga oggi, in qualità di ambasciatore a Parigi, chiamato a trarne partito. Col passaggio del potere da Kruscev al duo Breznev-Kossighin, il problema europeo non ha più, per la diplomazia sovietica, al suo cuore la Germania, ma la Francia. La Germania, anzi, ritorna oggi, nella nuova visione della Russia sovietica, a quella umiliante condizione di oggetto della politica internazionale che si pensò di imporle alla fine del secondo conflitto mondiale, perdendo quella dignità di « soggetto » della storia presente che il buon senso di Kruscev non aveva mancato di riconoscerle 7 • La Gern1ania è, anzi, chiamata a pagare le spese del riavvicinamento con la Francia di De Gaulle, che l'URSS spera di staccare definitivamente dagli USA e dal mondo democratico, adulandola col riconoscerle un ormai inesistente diritto a dire la propria parola nelle questioni del Sud-est asiatico e col riconoscerle un ruolo formale (che essa non ha e non può più avere) di grande potenza - anzi, il ruolo di grande potenza europea che dividerebbe, con l'Unione Sovietica, le responsabilità dell'ordine e della sicurezza del continente 8 - o con piccole concessioni, tipo accordo sulla televisione a colori, che, non costando nulla ai sovietici, consentono al generale, nello stesso tempo, di fare cosa sgradita agli Stati Uniti e di realizzare un piccolo utile per l'economia francese, mettendola in condizione di ricattare la Germa1;1ia e gli altri paesi dell'Europa occidentale. I risultati, positivi per l'URSS, di questa manovra diplomatica non sembrano essersi fatti attendere a lungo. La posizione della Francia si è così rapidamente evoluta che oggi perfino il vecchio Cancelliere Adenauer - che s'era impegnato a fondo nella convergenza franco-tedesca tentata due anni or sono dal generale, e che più d'ogni altro uomo politico tedesco avverte la pericolosità delle posizioni nazionalistiche e riunificatrici nell'opinione pubblica tedesca - ha ritenuto di dover protestare, in una lettera al Capo dello Stato francese, contro il sistematico sabotaggio gollista degli sforzi di rilanciare l'unificazione europea e contro 7 Quello squallido retore del regime gollista che è ormai François Mauriac ha da qualche tempo ripreso a proporre i vecchi slogan antitedeschi. Vedasi il Bloc-notes pubblicato nel « Figaro Littéraire » del 18 maggio 1963, in cui si dice tra l'altro: « Pour moi, je persiste à penser que tout se ramène à ceci: tant qu'il y a eu des Allemagnes, nous nous y sommes promenés; lorsqu'une Allemagne est née enfin, ce fut pour nous fini de rire. Aujourd'hui qu'il en a deux, nous pouvons de nouveau dormir au moins d'un oeil. Quand les deux rnorceaux seront recollés, il faudra redevenir ce lièvre qui dort les yeux ouverts ». s Si vedano a questo proposito i discorsi pronunciati da Valerian Zorin al suo arrivo a Parigi (in « Le Monde», del 10 aprile· 1963, pag. 3) e al momento della presentazione delle credenziali (in « Le Monde», dell'll-12 aprile 1965, pag. 22). Interessante e divertente è anche la risposta di De Gaulle a quest'ultimo discorso (ibidem). 17 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==