Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Giuseppe Sacco irrimediabile, o quanto meno più grave di quanto non avvenga all'interno del mondo comunista. Vale a dire che la politica estremamente flessibile, agile e complessa, che la massin1a potenza democratica sembra voler porre in essere nei confronti del mondo comunista, e che sfrutta tutti i contrasti e le divisioni verificatisi all'interno di questo negli ultimi anni, non tiene, invece, conto a sufficienza della grave assenza di coordinamento e delle serie divergenze manifestatesi tra le potenze occidentali. Sicché, ad esempio, non esiste - come ha giustamente rilevato James Reston sul « New York Times » 3 - una politica occidentale nel Sud-est asiatico, ma soltanto una politica americana. Ciò è tanto più grave in quanto la stretta connessione tra la crisi vietnamita e il destino dell'Europa, sottolineata dalla recente vicenda determinata dalla riunione del Bundestag a Berlino, « non ha mancato di essere individuata dai diplomatici europei ». Se è vero che, con la sola e parziale eccezione dell'Inghilterra, le potenze europee « sin dal tempo della guerra si sono ritirate dall'Asia, lasciando a Washington il compito di contenere l'espansione cinese » 4 , si verifica oggi che -- con la « politica del doppio binario » instaurata dagli Stati Uniti, con la priorità da essi riconosciuta alle questioni asiatiche e con lo speciale tipo di considerazione « planetaria » e globale dei proble1ni settoriali, caratteristica delle due superpotenze - « ciò che accade nel Vietnam tocca i loro vitali interessi nazionali, e tuttavia esse non vengono neppure consultate su quanto gli Stati Uniti fanno in quella penisola » 5 • Ciò equivale a dire che la scelta degli USA per una priorità dei problemi asiatjci e la politica del negoziato globale con l'altra potenza « planetaria » sono e·sse stesse fattori capaci di allargare le divergenze tra i membri dell'alleanza atlantica. È questo un primo punto che sarà opportuno tenere presente prima ancora di esaminare le ragioni per cui si è detto che il disaccordo del campo occidentale - qualora dovesse crescere più rapidamente e diventare più grave di quello tra i paesi comunisti - può costituire il dato capace di vanificare, e addirittura di rendere pericolosa, la politica del negoziato globale. Il dissenso con gli Stati Uniti, come ha anche rilevato James Reston nella citata corrispondenza da Roma, non interessa solo la Francia gollista, ma tutti gli stati europei, anche perché l'esistenza nel cuore del continente di una potenza così aspramente « revisionista» dell'establishment planetario del potere, altera - e non in maniera solo provvi3 JAMES RESTON, The Uncoordinated Alliance, corrispondenza da Roma per il « New York Times », International Edition dell'8 aprile 1965, pag. 4. 4 Ibidem. s Ibidem. 14 BibliotecaGino Bianco

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