Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Recensioni « So che non sono un realista» dice Herzog. E altrove: « ... la tecnologia della distruzione ha pure acquistato carattere metafisico » ... « le nostre rivoluzioni, incluso il terrore nucleare, ci riportano la dimensione metafisica ». I-ierzog quindi va letto ancora come un breviario dell'intellettuale che vive nell'incertezza, e orgogliosamente resiste, e rifiuta di condividere « le apocalissi, e le crisi etiche e i floridi estremismi con il loro linguaggio thrilling». Nonostante le ambiguità del suo comportamento negativo (positivo, secondo l'inversione di segno operata dalla letteratura moderna sull'eroe romanzesco) e l'immaturità come effusione sentimentale e categoria politica, Herzog riesce a pronunciare parole sensate al di sopra di tutte le orge sediziose e i bersagli superflui e i feticci ridicoli che hanno distinto la sua generazione. « Io sono un essere umano, più o meno » dice, e sentiamo che Saul Bellow ha suggerito all'individuo e al personaggio romanzesco infinite strategie creative. Poiché Herzog, un epigono pascaliano senza la Grazia che ha filtrato la disperazione del sottosuolo dostoiewskiano e l'ipocondria di Zeno, sente la pressione coercitiva del mondo atomico come uno spazio incognito e inedito da esplorare con la ragione. ENZO GQLINO 119 BibliotecaGino Bianco

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