Giuseppe Sacco battono nel Sud-est asiatico, essa rin1ane tuttavia la controparte di un grande processo di riavvicinamento diplomatico e la .grande potenza il cui interesse generale coincide con quello degli Stati Uniti al fine del mantenimento dello statu quo nei rapporti di forza sul pianeta. Il vecchio nemico contro cui la massima potenza occidentale si batte nel Vietnam appare dunque oggi molto diverso, differenziato e sfumato, di quanto non apparisse alcuni anni or sono, quando l'Occidente ed in primo luogo gli Stati Uniti si battevano contro l'espansionismo comunista a Berlino, in Corea, a Cuba. Così nella realtà, come nella visione americana, il vecchio nemico non è più il blocco unico dei paesi comunisti: al nuovo volto dell'espansionismo rivoluzionario corrisponde di fatto una nuova struttura statuale e n1ilitare, una nuova potenza « revisionista » nei confronti dello statu quo mondiale; al blocco monolitico succede nell'immagine che l'America si fa dell'avversario un quadro almeno duplice, cui corrisponde una duplice politica ed un duplice comportamento diplomatico. C'è in primo luogo la ricerca di un appease1nent con l'Unione Sovietica e lo sforzo di convivenza con la sua pur notevole potenza militare. È un atteggiamento culminato nel trattato di 1\tlosca, che Pechino ha violentemente denunciato e che indica una strada su cui gli Americani pensano di poter far progressi anche oggi, pur in coincidenza con la crisi del Vietnam; anzi, proprio in coincidenza con essa, quasi a sottolineare la radicale opposizione tra questo comportamento e quello che, dall'altro lato, essi ostentano nei confronti dell'aggressività _della Cina continentale. L'intransigente fermezza, l'implacabile ostilità americana di fronte ad ogni sforzo dei Cinesi di sopraffare i popoli d'Asia, rei di non averne accettato il sistema politico e la supremazia, e di realizzare essi il sanguinoso sogno nipponico della grande Asia, non è che uno degli elementi della politica del « doppio binario » nei confronti del mondo comunista. Questa politica tende a considerare la posizione della Russia come quella di una potenza compartecipe dell'establishment mondiale del potere, come una potenza il cui interesse sostanziale consiste nel conservare inalterati i rapporti di forza sia con gli USA (con cui condividerebbe non solo la responsabilità, ma le stesse distruzioni che deriverebbero da un conflitto nucleare), sia con le potenze che di questo establishment non fanno parte, giovani nazioni emergenti o paesi di antico prestigio che tentino di riprendere quota dopo un periodo di lento e progressivo declino. È evidente che se è oggi possibile per la diplon1azia americana tenere questo duplice atteggiamento e la duplice condotta che, come vedremo, ne discende, ciò è in massima parte dovuto alle divergenze 10 BibliotecaGino Bianco
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