Recensioni per il l\Jlezzogiorno, e va soddisfatta con urgenza, prima che i processi spontanei di espansione econo1nica e di mobilità demografica rendano più « difficili, costosi e in certe situazioni forse addirittura impossibili, i tentativi di riassetto e di ristrutturazone » (p. 95). Tutte considerazioni assolutamente persuasive, sorrette da un'analisi esauriente ed approfondita delle cose. A TONIO VITIELLO Un breviario dell'intellettuale Fin dal titolo, l-1 erzog (The Viking Press, New York, 1964) ribadisce uno dei temi costanti di Saul Bellow: rivalutazione dell'Io come individuo e come personaggio romanzesco dopo gli attacchi massicci ai suoi danni. I titoli precedenti, orientati in 1nodo meno scoperto verso questa direzione, alludono a un impasse morale o sociale (Dangling Man e The Victim), richiamano classici canoni narrativi (The Adventures of Augie March e H enderson rhe Rain King), pungolano ironicamente lo scacco esistenziale (Seize the Day). Con Herzog, un romanzo che prende il nome dal protagonista, Bellow affronta globalmente il discorso sull'uomo, soggetto attivo e oggetto alienato della civiltà di massa. Best-seller in America e in Inghilterra, edito prossimamente in Italia da Feltrinelli, H erzog è il risultato più cospicuo della carriera letteraria di Saul Bellow e lo eleva al primo posto fra gli scrittori amencan1. In un saggio pubblicato sulla rivista Encounter (novembre 1963) Bellow esponeva qualche idea circa la perdita e la mancanza dell'Io nella letteratura moderna. Dal romanzo borghese del primo novecento ad alcuni recenti romanzi _americani Bellow avvertiva i segni del malessere. « La letteratura moderna non si accontenta semplicemente di abbandonare una concezione sorpassata e romantica dell'Io. Nello spirito della più profonda vendetta, la disprezza, la odia. La distrugge. Avrebbe preferito il più folle caos che si possa pensare a una concezione della vita che gli si è rivelata falsa. Ma, e dopo la distruzione? ... Per quel che riguarda il futuro, niente ci può scuotere, visto che abbiamo già fatto tutto il possibile per scandalizzarci. Abbiamo così con1pletamente abbattuto la vecchia idea dell'Io, che è d~fficile continuare per la stessa strada. Forse qualche potere in noi ci dirà che cosa siamo, ora che le vecchie concezioni sono cadute così in basso. Certo che l'essere umano non è quello che pensava di essere un secolo fa. Tuttavia il problema rimane. È qualcosa. Che cosa? E a questa domanda mi pare che gli scrittori moderni non siano riusciti a rispondere. Ci hanno detto, con indignazione e con nichilismo o con comicità quanto stiamo sbagliando, ma per il resto ci hanno dato ben poco. Il fatto è che gli 115 BibliotecaGino Bianco . .
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