Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Antonio Vitiello bilità e le stesse convenienze private, anche se fossero disponibili le indispensabili capacità imprenditoriali » (p. 40). Le motivazioni che vengono generalmente addotte a favore dell'impresa pubblica sono valide in agricoltura, come negli altri settori economici. Non dovrebbe essere preclusa, cioè, allo Stato, la facoltà di creare e di gestire direttamente aziende di tipo capitalistico ogni qualvolta questa appaia come la soluzione ottima dei problemi di sviluppo; ogni qualvolta permetta di salvare e di utilizzare razionalmente la « polpa» delle zone povere. Cafiero, infine, dopo aver fornito i termini quantitativi e i dati geografici delle correnti migratorie, e dopo aver lumeggiato i problemi che nascono nelle zone di fuga ed in quelle di attrazione, interne al Mezzogiorno, formula alcune indicazioni di politica delle migrazioni sulle quali merita soffermarsi. Premesso che « la definizione degli obiettivi di politica migratoria si identifica in gran parte con la definizione degli obiettivi della politica di superamento degli squilibri» (p. 78) esistenti tra le varie regioni, Cafiero nota che nei prossimi anni è prevedibile che una quota rilevante della popolazione meridionale continuerà ad emigrare verso le zone di più rapido sviluppo economico e di più intensa urbanizzazione, il che impone di predisporre una serie di misure organizzative ed assistenziali in favore dei lavoratori migranti. Tali misure dovrebbero cmnprendere: la rimozione di tutti gli ostacoli giuridici, che ancora si frappongono alla libera circolazione della manodopera all'interno del territorio nazionale, l'orientamento delle correnti migratorie verso quelle sedi dove maggiore è l'utilità dei singoli e della collettività ed, infine, la qualificazione della manodopera interessata all'emigrazione. In relazione a questi obiettivi non potrà essere elusa la riforma degli uffici di collocamento, la cui inefficienza è lamentata da tempo nell'ambito dello stesso Ministero del Lavoro, né potranno mancare quelle iniziative assistenziali che agevolino l'accoglimento, il primo insediamento e la integrazione delle famiglie e dei singoli immigrati. Poiché i veri obiettivi della politica migratoria sono quelli attinenti alla riduzione del divario esistente tra le varie regioni, all'interno del Mezzogiorno essi coincideranno con la integrazione delle zone di fuga con quelle di attrazione, se si vorrà evitare il riprodursi di « un dualismo analogo a quello che ha caratterizzato la storia economica dell'intero paese» (p. 91). È necessario, allora, che « le zone povere vengano, anzicché respinte ai margini del sistema economico, inserite in esso, anche se talvolta sarà necessaria una sostanziale modificazione delle loro dimensioni demografiche e della loro struttura produttiva: tale obiettivo riguarda la politica generale di sviluppo» (p. 91). Politica che va specificata in piani territoriali che la adattino alla diverse situazioni zonali e che facicano convergere gli interventi settoriali verso la realizzazione di « una equilibrata ed efficiente distribuzione nello spazio delle strutture produttive, degli insediamenti e dei servizi» (p. 95). L'articolazione territoriale è una esigenza imprescindibile della politica 114 BibliotecaGino Bianco

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