Antonio Vitiello Traendo alcune conclusioni generali sui problemi solleva ti dall'immigrazione nelle due città, Salvatore Cafiero prospetta i vantaggi che l'emigrazione verso destinazioni meridionali presenta, rispetto all'emigrazione verso destinazioni esterne al Mezzogiorno. Vantaggi che consistono in una più facile integrazione degli immigrati, data la maggiore omogeneità socioculturale tra zone di partenza e zone di arrivo, e nel livello dei costi sociali che sono molto inferiori nelle zone di attrazione meridionali. Tuttavia, se le 1nigrazioni interne al Mezzogiorno presentano indiscutibili vantaggi, esse sollevano problemi gravi che è indispensabile risolvere con urgenza. Problemi che « si riferiscono essenzialmente allo squilibrio tra formazione di capitale produttivo e l'espansione demografica cui essa dà luogo da una parte, e l'espansione delle strutture urbanistiche e la formazione di capitale sociale dall'altra» (p. 71). La concentrazione economica e demografica non potrà, quindi, non dare luogo, anche nelle zone di attrazione meridionali, a quei fenomeni di congestione che caratterizzano attualn1ente alcune zone settentrionali. Ma a Sud si è ancora in tempo, lo sviluppo economico e demografico di alcuni centri è agli inizi e la prospettiva di controllarlo e disciplinarlo è, oggi, più consistente di ieri: « l'incremento delle responsabilità e delle capacità d'intervento dei pubblici poteri e le caratteristiche obbiettive dei processi di accumulazione in atto nel Mezzogiorno costituiscono quindi circostanze positive, che possono consentire la formulazione di piani atti ad assicurare una dislocazione dello sviluppo sul territorio che prevenga la manifestazione di quella patologia di crescita ... » (73) che altrove si è verificata. I problemi delle zone di attrazione sono certamente gravi, ma sono bene o 1nale i problemi del benessere, anche se incipiente. Più gravi sono forse i problemi delle zone di spopolamento, alle quali' è dedicata larga parte dello studio del Cafiero. Le zone che permangono in uno stato di sottosviluppo e non offrono prospettive di progresso sono ancora una parte considerevole del Mezzogiorno. Nessuno dubita che da queste aree l'esodo è stato salutare e che l'« osso» inutilizzabile va de~nitivamente restituito al bosco ed al pascolo; ma non va dimenticato che quasi tutte le zone di fuga hanno una «polpa» che va sfruttata, e che può esserlo, solo che si riesca ad utilizzare la forza di lavoro disponibile in loco, dal momento che nessun afflusso di capitale può compensare o sostituirsi, al ritmo attuale, al deflusso della popolazione attiva. « Certo senza l'emigrazione il problema delle zone povere sarebbe rimasto essenzialmente quello di garantire un certo livello di sussistenza, anzicché quello - cui oggi siamo di fronte - di favorirne l'attiva partecipazione al generale moto di progresso » (p. 25). D'altra parte, l'alleggerimento demografico (ed il relativo aumento dei consumi privati e collettivi che ad esso è generalmente seguito) ha attenuato la gravità dei 'bisogni immediati delle zone povere, ma non è bastato a n1odificarne l'organizzazione tecnico-produttiva, il regime fondiario, il sistema degli insediamenti. E in questa direzione 112 BibliotecaGino Bianco
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