Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Calogero Muscarà - Antonio Vitiello più preoccupata di definire leggi generali, non più convinta infine della immutabilità della realtà, questa geografia, che: si definisce « rencontre de problèmes, d'expériences et de réflexions », ci sembra un nuovo agile strun1ento di conoscenza che trova una precisa collocazione nella articolata cultura contemporanea e può portare un efficace contributo all'opera di riorganizzazione degli spazi, cui aspira, preoccupata, ma insieme ottimista, l'umanità dei nostri giorni. CALOGEROMusCARÀ Urbanesimo e spopolamento del Mezzogiorno L'emigrazione tradizionale, quella dei contadini ammucchiati tra le casse sulla tolda di fumosi bastimenti, tristi sotto le « coppole» umbertine, destinati all'esilio delle little Italies, è esplosa intorno alla prima guerra mondiale e si è esaurita negli anni trenta. Poi, per venti anni, quasi non se ne parla più. Nel secondo dopoguerra riprende l'emigrazione transoceanica, con mezzi più agevoli e destinazioni più varie; ma essa si è ridotta, oggi, a poche migliaia di unità. Si sono intensificati, invece, dopo la firma del Trattato di Roma, gli spostamenti di manodopera all'interno della Comunità europea. Al Nord, d'altra parte, i posti di lavoro aumentano in misura superiore all'incremento naturale delle forze di lavoro, e così 1.160.000 meridionali, nell'intervallo di tempo compreso tra il 1951 ed il 1961, emigrano nelle regioni del benessere. In tempi più recenti, invece, s'impongono, con la loro non trascurabile rilevanza numerica, anche i movimenti migratori interni al Mezzogiorno: « L'immigrazione e l'urbanesimo - scrive Salvatore Cafiero, autore di una monografia - SVIMEZ .su Le migrazioni meridionali, Giuffrè Editore, Roma, l 964 - sono processi che vengono normalmente riferiti a realtà centrosettentrionali, perché appunto a Roma e nel triangolo industriale essi assu1nono le proporzioni più vistose; ma essi sono presenti altresì nel Mezzogiorno, anche se limitatamente a poche città che, peraltro, pur denunciando una rapida crescita, sono ancora lontane, per dimensione demografica, dai djstretti metropolitani del Centro-Nord» (p. 47). Lo studio di Cafiero comprende l'analisi di « due casi tipici di sviluppo economico e demografico » (p. 50): il comune di Pescara e l'area di Siracusa, Augusta e Melilli. La scelta è caduta su queste due zone di attrazione perché esse presentano, accanto ad uno sviluppo economicò rilevante in termini quantitativi, differenze qualitative, in tern1ini temporali, spaziali, settoriali, molto marcate. / 110 BibliotecaGino Bianco

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