Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

, Recensioni città, ma il territorio di più comuni (piano intercomunale), di una provincia, di una regione (piano comprensoriale), dell'intero territorio nazionale, senza pertanto aver precisato, se non in termini empirici e strumentali, i diversi àmbiti d'intervento. L'economia, e non solo quella della spazio, concepisce ormai i suoi interventi programmatori in termini di articolazioni spaziali. Ma le sue regioni sono regioni omogenee e uniformi la cui delimitazione procede dal riconoscimento di qualche carattere, o sono regioni amministrative, date a priori. La regione dei geografi non coincide né con il territorio degli urbanisti, né con gli spazi omogenei degli econo1nisti. Abbandonata la pretesa di una esistenza « oggettiva » delle regioni, procedente dai dati dell'ambiente naturale o da quelli storici, la geografia riconosce oggi nella regione, pensata come territorio organizzato attorno ad un polo di integrazione urbana, un indispensabile strumento conoscitivo e insieme un importante strumento operativo per il ritaglio dello spazio in aree di intervento. Politica regionale non coincide dunque né con pianificazione territoriale, né con articolazione spaziale della progra1nmazione economica. Significa creazione, lì dove non esistono, delle strutture per una organizzazione regionale dello spazio, in cui la regione si ponga come « centro di sintesi» degli interventi urbanistici ed economici; significa intervento sulle strutture regionali n dove si presentino problemi di riconversione o di alleggerimento, necessità di una « politique d'accompagnement » o di una « politique d'entrainement ». . Non diremo a lungo del significato che questa fatica del George (e dei suoi collaboratori), che viene ultima dopo i précis di geografia econ01nica, di geografia agraria e di geografia urbana, acquista agli occhi degli specialisti: si vuol dire dei geografi. I suoi limiti, come strumento di preparazione e di lavoro, discendono direttamente dalla impostazione « generale» che vi hanno gli argomenti, sicché l'analisi geografica resta a livello di esempi illustrativi dei singoli temi di studio. Si potrebbe accusare anche un certo squilibrio nella trattazione di alcuni argomenti rispetto all'economia complessiva del lavoro, oltre ad una qualche sfasatura dovuta alle diverse penne dei ca-autori (peraltro, questa esperienza di un lavoro in équipe appare nel complesso assai più positiva che negativa, se non altro perché riconosce esplicitamente la necessità di affidare anche al geografo una sorta di « specializzazione», pur nel quadro della sua preparazione « sintetica »). Ancora si potrebbe discutere sulla pretesa di « oggettività» (dalla parte dell'oggetto e non del soggetto) dell'indagine geografica; così come sulla pretesa di « universalità» della geografia. Di poco conto pare, infine, la distinzione tra una geografia applicata ed una geografia attiva, cara al George perché connessa alla sua · visione « universalistica» della geografia. Ma nuovo vi è del tutto l'atteggiamento della disciplina verso la realtà della superficie terrestre: non più limitata ai soli dati del paesaggio, non 109 BibliotecaGino Bianco

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