Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Recensioni grafi anche al di là delle indicazioni di questo tipo, nella più generale indicazione della necessità einaudiana di conoscere prima di fare, nell'invito allo studio « differenziato» del Terzo Mondo, nella analisi comparata e parallela delle singole situazioni di differenziazione. Per altro verso, nemmeno dei paesi industrializzati si può dire che rappresentino un tutto organico, indifferenziato, omogeneo: occupano una porzione assai minore della superficie terrestre; ospitano un sesto od un quinto appena degli abitanti del n1ondo; conoscono standard produttivi e tipi di consumo relativamente on1ogenei, anche in ragione delle caratteristiche tecniche e tecnologiche intrinseche al processo di sviluppo cui furono o sono interessati. Le differenze tuttavia persistono e attengono, anche in questo caso, al diverso combinarsi dei rapporti tra i dati ambientali ed extra-ambientali, attuali e passati, in specifiche « situazioni ». Nei paesi dallà storia ancora breve non esiste, ad esempio, un problema agricolo. Il diverso grado di efficacia degli investimenti e del lavoro agricolo rispetto a quelli dell'industria non si configura generalmente in diversità regionali, in un sistema nel quale mercato e prezzi conducono l'economia agricola non diversamente da come conducono tutte le altre attività, in un ambiente nel quale l'attività agricola è un affare come tutti gli altri, alla stessa scala dell'attività industriale, in un mondo infine in cui la società rurale non si distingue sostanzialmente da quella urbana. Un problema agricolo e della società contadina è viceversa proprio dell'Europa, dove l'industrializzazione si è innestata in una realtà radicata da millenni, che ha offerto e continua ad offrire freni ed ostacoli ad una « riconversione» integrale del1'.economia. Ed è un problema che a sua volta caratterizza diversamente la situazione dei paesi dell'Europa occidentale rispetto a quella dei paesi dell'Europa orientale, non solo in ragione dei diversi sistemi economici, ma anche nella misura in cui si è cercato di dare una diversa soluzione allo squilibrio tra disponibilità di mano d'opera e dimensioni aziendali, aggiornato dal rapido incremento della produttività. Quanto all'industria, differenze esistono tra un paese e l'altro, tra una regione e l'altra, sia per il diverso grado di industrializzazione che qualifica le singole porzioni di superficie terrestre, tenuto conto della tendenza alla concentrazione che ha presieduto ai modi di localizzarsi di questa attività, sia per la diversa ripartizione dell'economia industriale tra industrie tradizionali (tessili, alimentari, ecc.) e industrie nuove (chimica, soprattutto) e per il diverso grado di sviluppo di queste due branche della produzione. Vi è, dunque, un problema di aree forti e di aree deboli, ma vi è anche un problema di congestionamento, all'interno delle aree -forti, o un problema di riconversione e rianimazione; e vi è un problema di industrializzazione delle aree deboli e un problema di « sostenimento ». Una dimostrazione più efficace della inadeguatezza delle politiche ispirate al principio: « una ciminiera per ogni campanile», non potrebbe darsi. E dispiace di non poter approfondire un discorso che assume tanta rilevanza nel nostro Mezzogiorno. Gli è che le questioni aperte nei paesi industrializzati non riguardano solo 107 Bib.liotecaGino Bianco

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