Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Calogero lvluscarà « verticali »), più spesso rapporti di « prelèvement ou d'échange avec d'autres milieux » (e li potremmo chiamare rapporti « orizzontali »). E questa molteplicità di « situazioni » fa sì che, in sede di politica geografica, non solo si distinguano tra loro i paesi sviluppati da quelli sottosviluppati, ma anche, all'interno dei primi, quelli ad economia di mercato da quelli ad economia socialista, e tra i primi ancora quelli con problemi di aree depresse e quelli con problemi di « congestionamento »; e così via, fino a ritrovare le singole unità « regionali », fino a ricostruirne la specifica « situazione », la cui lettura è indispensabile ai fini dell'approntamento di politiche di intervento che non abbiano poi a subire gravi scacchi. Ecco il Terzo Mondo: un insieme geografico, ma anche un insieme caratterizzato da « una géographie des discordances ». Nel delineare le condizioni che accomunano tra loro i diversi paesi del Terzo Mondo non si potrà dimenticarlo. Bisogna che il sottosviluppo - stato obiettivo e situazione concreta - possa venir definito con riferimento a dati « concreti, interni, esistenti in ciascun paese considerato in se stesso, senza riferimenti all'astratto, né all'esterno». E questi dati, questi « termes mesurables sont l'essor économique et l'essor démographique », dal cui squilibrio nasce ogni condizione di sottosviluppo, ma ciascuna a suo modo, perché diverse sono in ciascun luogo le cause che spiegano l'espansione demografica, i freni allo sviluppo economico, le disarticolazioni dell'economia. . Da un insieme che, incontestabilmente, presenta caratteri omogenei scendiamo così a distinguere cinque o sei grandi tipi di situazioni sottosviluppate (paesi a reddito bassissimo, basso, meno basso, combinatisi in vario modo ad un incremento demografico modesto, forte, fortissimo ecc.); e ancora famiglie di paesi sottosviluppati (quelli europei, quelli dell'America latina, i paesi dell'Africa nera, quelli dell'Africa settentrionale e del Vicino Oriente ecc.); e ancora tipi di « regioni» e di « zone» all'interno dei paesi sottosviluppati (regioni minerarie e regioni ad agricoltura speculativa, contrade isolate e aree relitte, zone sottopopolate e zone intasate di abitanti); e così via. Conseguentemente, la necessità di risolvere in anticipo rispetto ad ogni politica d'intervento il problema della scelta e della applicabilità a tutti i paesi sottosviluppati di quelle, tra .le politiche elaborate od attuate, che presentano maggiori probabilità di risolvere le singole situazioni. Non entriamo, in questa sede, nel merito delle proposte del Lacoste (l'Autore di questa parte del volume), che giudica le esperienze attuate nel nostro Mezzogiorno, nell'URSS, nel Giappone, esperienze difficilmente trasferibili; e quelle cinesi, pur con le dovute riserve ed il riconoscimento delle relative difficoltà, più facilmente trasferibili. Così come non è questa l'occasione per giudicare se sia nel vero il nostro Autore quando afferma che « l'utilisation des masses sous-employées, dans le cadre d'une politique d'investissementtravail, apparait camme le moteur des systèmes de développement les plus efficaces ». La geografia attiva del George presenta intetesse per i non geo106 BibliotecaGino Bianco

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