, Recensioni Carlo Antoni conclude, quindi, che « subordinarsi alla storia, ad una pretesa autentica interpretazione del suo corso, altro non è ( ...) che subordinarsi al potere politico del momento. Nel migliore dei casi è subordinarsi alla proiezione del futuro della propria speranza o della propria utopia» (pp. 69-70). Naturalmente l'affermazione della preminenza del momento politico, se non temperata da una concezione etica della realtà, può comportare una estremizzazione del concetto della politicità, una sua deformazione verso quella forma di errore che è il politicismo. Antoni che aveva ben compreso l'insidia nascosta in una visione esclusivamente politica della storia, prendendo spunto dal volume di Hans Barth, Fluten und Ddm1ne, analizza in un saggio pubblicato nel novembre del 1958, opportunamente riportato in Storicismo ed antistoricis1no, questo tema: il politicismo viene da lui definito « co1ne quell'errore per cui non ci si accontenta di riconoscere la realtà e necessità della politica, ma si fa di essa l'attività esclusiva, subordinando ad essa ogni altra forma di attività, sicché l'arte, il pensiero, il diritto, la vita morale medesima risultano stru.n1enti ideologici, maschere della volontà di dominio» (p. 71). Il politicismo viene così individuato dall'Antoni come una sorta di decadentismo in quanto esso forma a proprio vantaggio credenze e passioni, strumentalizza le idee, riduce ad ideologia la vita eticospirituale: « i celebratori della forza, dell'energia, della potenza non si sono avvisti che predicavano lo svuotamento dell'anima, l'isterilimento della Nazione e dello Stato, come in effetti accadde col fascismo e col nazismo» (p. 74). Lo scadimento dell'Idea nell'ideologia è il tema del sesto saggio di questo volume: l'Idea di un tempo, scriveva l'Antoni nel 1953, « era sacra è pura, apparteneva al regno della verità e del disinteresse » (p. 103), ove jnvece oggi l'ideologia « è la formula dottrinale che funge da strumento di penetrazione e di lotta e dà una compatta disciplina ai seguaci» (p. 103); ne viene, quindi, che « il concetto di ideologia significa non soltanto la distinzione della politica dall'etica, ma una concezione della realtà, in cui i momenti etici sono ridotti jn funzione strumentale della politica» (p. 104). Antoni ha qui intuito come l'ideologia abbia un solo momento, quello iniziale, di validità, n1a poi essa si proietta al di là delle concrete individualità e situazioni per trasformarsi in mito: avendone colto l'essenza, Antoni può affermare la « natura fraudolenta» (p. 108) dell'ideologia che altro non è se non un aspetto dell'Idea eh~ si trasforma nei miti contemporanei di popolo, società, classe, nazione o stato: essa è, quindi, un errore e come tale « ha un'origine pratica, che fa sì che s1 adatti facilmente a fl!-ngerc da strumento di interessi » (p. 110). L'esame, anche se sommario e lacunoso, di alcuni dei saggi qui raccolti, ci ha permesso, di seguire lo sviluppo del pensiero di Carlo Antoni a proposito del signifitato politico della storia. Ed è facile, ci pare, individuare adesso quale sia il suo problema di fondo: se la storia è politica, deve essere anche e soprattutto storia etica; al di fuori di quest'ultimo aspetto, essa è destinata a cedere nelle forme deteriori del politicismo e delle ideo103 BibliotecaGino Bianco
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