Nord e Sud - anno XII - n. 65 - maggio 1965

Giuseppe Sacco asiatico, mantiene un atteggiamento di intransigenza ed è ostile a ogni trattativa da aprirsi mentre ancora incombe la minaccia di bombardamenti. Tale intransigenza, però, vuole in realtà coprire una certa tendenza alla moderazione, onde la posizione di Hanoi si differenzia sostanzialmente, anche se non formalmente, dalla posizione del Vietcong, il quale teme sempre di essere sacrificato nel caso di una trattativa tra il Vietmin e gli americani; e si differenzia anche da quella della Cina. È questo, la Cina, il terzo avversario che gli Americani si trovano di fronte nelle paludi del Vietnam, ma i suoi scopi ed interessi sono ben diversi sia da quelJi del Vietcong che da quelli di Hanoi. Nel soste- · nere una posizione intransigente, e spesso addirittura provocatoria, il governo di Pechino persegue un duplice ordine di obbiettivi. C'è, da un lato, la volontà di affermare la fine delle ingerenze occidentali nell'Asia meridionale, che coincide con il più vasto disegno di affermare l'esiste·nza di una zona di esclusiva influenza cino-comunista nell'Estremo Oriente (già delineatosi nel Tibet ed in Corea), e di vanificare ogni sforzo da parte degli altri popoli asiatici di uscire dalla miseria seguendo vie diverse da quella prescelta ed esemplificata dalla Cina (l'aggressione all'India inerme, proprio se si considera l'inutilità economica delle zone rivendicate dalla Cina e la gratuità dell'umiliazione imposta ad un'immensa nazione fin allora amica, ne è la prova più evidente). Ma c'è, d'altro canto, nella condotta cinese per la questione del Vietnam, lo sforzo di mostrare al mondo dei non bianchi quanto sia tiepido l'impegno della Russia e vana la fiducia in lei riposta quando la « guerra di liberazione nazionale », di un popolo di colore possa farle rischiare l'escalation nucleare. Stimolando ed appoggiando i guerriglieri del Vietcong, Pechino vuol ridicolizzare agli occhi dei rivoluzionari del terzo mondo la prudenza di Mosca, dimostrando come impunemente la guerriglia rivoluzionaria possa passare tra i denti atomici della tigre americana e colpire senza che questa abbia la possibilità di mordere. E come soluzione alternativa, Pechino può sperare - qualora la rappresaglia ame- · ricana si dimostri invece in grado di colpire e di straziare, se non di distruggere, la carne dell'avversario nel Vietnam del Sud, ad Hanoi, o addirittura in territorio cinese - che l'Unione Sovietica non riesca ad evitare quello scontro diretto con la potenza americana che porrebbe brutalmente fine alla politica di coesistenza inaugurata da Kruscev e culminata nel trattato di Mosca. L'interesse dell'Unione Sovietica ad un insuccesso della guerra rivoluzionaria « alla cinese.» nel Vietnam coincide qui con quello degli Stati Uniti; ma non per questo l'URSS non deve essere considerata come il quarto avversario, la cui ombra si proietta sul territorio e sul conflitto 8 BibliotecaGino Bianco

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