L'investimento nel futuro di Rosellina Balbi Non è azzardato prevedere che un capitolo almeno del Piano Pieraccini - e precisamente quello dedicato ai problemi della ricerca scientifica e tecnologica - sia destinato a non incontrare, nel Parlamento come nel paese, riprovazioni troppo severe. Per meglio dire, non è affatto escluso che si levi, in proposito, più di una voce discorde; ma ciò unicamente nel senso che lo sforzo previsto dallo Stato in questo settore sarà probabilmente giudicato troppo modesto, se non altro in relazione alla vastità e all'importanza dei compiti che l'impegno pubblico è chiamato ad affrontare. Non sarà inutile aggiungere, a chiarimento di quanto si è or ora detto, che - una volta completato l'intervento stabilito dal Piano nel settore della ricerca scientifica - l'Italia si troverà a spendere, in questo can1po, quanto - in proporzione - viene oggi speso dal piccolo Lussemburgo (e, poiché è da ritenersi che, nel corso dei prossimi cinque anni, il Lussemburgo aumenterà anch'esso, come vanno facendo tutti i paesi, la consistenza dei propri stanziamenti in questo settore, è legittimo prevedere che le distanze resteranno press'a poco immutate). Quanto agli altri paesi europei (degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica è fin troppo noto lo sforzo gigantesco, anche se, per motivi facilmente intuibili, tale sforzo viene concentrato in alcuni settori della ricerca, a preferenza di altri), possiamo soltanto dire che, a differenza di quanto si è fin qui verificato da noi, in essi non è stata sottovalutata l'importanza della rivoluzione scientifica che ha luogo nel nostro tempo, e la necessità di coordinarne, promuoverne e controllarne lo sviluppo. Del resto, le cifre sono di per sé eloquenti: la Gran Bretagna investe annualmente nella ricerca scientifica il 2% circa del suo reddito nazionale; l'Olanda, 1'1,3; la Repubblica federale tedesca (la quale, peraltro, ha già espresso ufficialmente il proposito di increm~ntare il proprio sforzo), 1'1,2%; la Francia, 1'1%. In Italia, fino a questo momento, non viene superata la percentuale dello 0,3%. Anche la Svizzera e la Svezia, del resto, hanno conseguito, in questo settore, risultati di gran lunga superiori ai nostri. È stato lo stesso Ministro per la Ricerca, senatore Arnaudi, a sottolineare, nel corso di un recente convegno, la posizione di vantaggio che questi due paesi occu7 Bib-lioteca Gino Bianco
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