Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Napoli e la 167 grado, essi pure, di decidere responsabilmente se accettare di appartenere alle commissioni stesse, e, una volta accettato, di stabilire l'azione che intendono e possono svolgere nel loro interno. Ciò comporta, a mio giudizio, una qualificazione dei co,mponenti le commissioni, che no1 n può essere solamente tecnica, ma anche politicamente responsabile. Abbiamo una buona volta il dovere di respingere la figura, ahimé tanto diffusa, del tecnico strumentalizzato, da impiegare per qualsiasi finalità, fedele servo del pa,drone che lo ingaggia, figura che deve essere sostituita da quella del tecnico che, prima di essere tale, è cittadino responsabile, culturalmente e politicamente impegnato. Se ciò è vero, e noi crediamo che lo sia, le commissioni non possono non essere omogenee con le amministrazioni che devono nominarle ed avvalersi della loro collaborazione. Solo così sarà possibile evitare che le commissioni siano organismi anodini, e quindi irresponsabili, oppure si trasformino, al limite opposto, in altrettanti piccoli parlamenti, creando confusione inveoe di produrre lavoro. Fin ,dal gennaio del 1962, in occasione di pubblici convegni ai quali partecipai in qualità di presidente della Sezione Campana dell'I.N.U., e in diversi scritti diretti ai responsabili dell'Amministrazione napoletana, e al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, cercai di inquadrare quelli che, a mio giudizio, devono essere gli obbiettivi, i programmi e i limiti della pianificazione urbanistica dell'area metropolitana di Napoli. Nella continua e circostanziata azione critica che la Sezione Campana dell'I.N.U. condusse nei confronti del piano regolatore del 1958, per ottenerne il rigetto, oercai di non perdere mai di vista la necessità che, a questo piano qualunquistico ispirato dai titolari dei maggiori interessi di speculazione edilizia, si contrapponessero proposte ed orientamenti concreti e precisi, che avriebbero dovuto guidare Napoli, ed il suo territorio, verso indirizzi di sviluppo che dovevano inquadrarsi nella politica di centro-sinistra, che si andava delineando, nelle nuove strutture regionali che questa perseguiva, nei nuovi orizzonti che una moderna legislazione urbanistica consentiva di intravedere. Anche se oggi, le peggiorate condizioni economiche non permettono più di abbandonarsi ad eccessivi ottimismi, anche se -Ia legge urb 1 ani- · stica e l'ordinamento regionale, al quale la legge urbanistica faceva appunto riferimento, sono ancora una insoddisfatta aspirazione, resta tuttavia il fatto incontrovertibile che le carenze, le insufficienze, gli squilibri del paese sono gli stessi di allora, e i problemi si sono aggravati. Se allora si poteva indicare, in una ristrutturazione a scala intercomunale, amministrativa, ed urbanistica, la condizione per attuare una politica 81 Biblioteca Gino Bianco

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