Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

• La « conurbazione » napoletana Più lenta appariva la penetrazione nell'interno. In direzione nordovest l'aggregazione dei comuni di Pianura e Soccavo non aveva preluso ad un intenso processo di urbanizzazione di tutta la zona, sia per le sue particolari condizioni orografiche, sia per l'assenza lungo quella direttrice di centri in espansione, sia per le condizioni della rete viaria. Il comune più vicino, Quarto, distava pur sempre qualche chilometro, né sembra, dopo di allora, essersi avvicinato di molto alla città. In direzione nord, dove furono aggregati i comuni di Chiaiano, Secondigliano e S. Pietro a Patierno, vi fu un raffittimento del tessuto urbano, un ulteriore addensamento di popolazione, il completamento del processo di deruralizzazione in corso. Ma restava ancora una certa, sia pur minima, distanza dai comuni più vicini, Casavatore, Casoria, Afragola, che, allora, erano ancora quasi integralmente agricoli (solo a Casoria dopo il 1940 incominciarono a sorgere i primi modesti impianti industriali). Da quella parte si poteva parlare di incipiente conurbazione. È stato negli ultimi anni, negli anni 50 e negli anni 60, che Casavatore e Casoria, entrati in una vigorosa fase espansiva, che ancora non accenna a rallentarsi, hanno raggiunto Napoli (che negli stessi anni è rimasta ferma o quasi), dando alla conurbazione la configurazione che le conosoiamo. Il modo nel quale si è formata l'« area metropolitana» napoletana - tale da farci assimilare il suo sviluppo alla tipologia delle conurbazioni - dà anche la misura reale dell'attuale influenza, dell'attuale forza d'attrazione del capoluogo regionale, quanto meno nei confronti del suo retroterra. In un'area limitata come quella corrispondente all'area conurbata napoletana, il processo normale attraverso il quale si realizza l'urbanizzazione degli ambienti rurali contigui ad un centro egemone è quello che abbiamo definito di agglomerazione. Cioè lo sviluppo urbanistico nell'area avviene per una sorta d'induzione esercitata dal capoluogo, attraverso il moltiplicarsi ed il diffondersi delle attività economiche (secondarie e terziarie) nel territorio. Ora, è certamente indubbio che Napoli abbia influito notevolmente sull'espansione dei comuni ad essa più vicini; ma tale influenza è di tipo particolare. Infatti, se è vero che per la vicinanza ad un grande mercato, ad un centro di servizi, ad un'area dotata d'infrastrutture, come il capoluogo regionale, tali comuni hanno goduto di vantaggi ubicazionali che hanno giocato un ruolo fondamentale per la loro industrializzazione, è altrettanto vero che le attività industriali che li hanno promossi dalla co·ndizione di villaggi del suburbio a condizioni urbane o semiurbane sono venute ~910 _in Il!tni:rp.a parte_ ed_ in__un_ seçoµdo t_empo - qu~ndo le grandi industrie avevano già spianato il terreno - dal centro urbano, mentre 77 Biblioteca Gino Bianco

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