Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Antonio Rao si sia accentuato negli ultimi tempi 39 • Tutto questo vuol dire che la capacità di attrazione del capoluogo è andata. diminuendo, oltre che, come è noto, nei confronti dell'intero Mezzogiorno, anche nei confronti dell'immediato retroterra e degli altri comuni costieri. Quindi, sintentizzando, fino al 1938 il processo di formazione della conurbazione napoletana si può considerare dipendente in buona misura dalla forza di attrazione e dalle tendenze espansive spontanee di Napoli: infatti se è vero che i comuni limitrofi, poi aggregati nel '25-27, si avvicinavano a Napoli più di quanto la città non si avvicinasse ad essi, è pur vero che il loro sviluppo era « indotto » direttamente od indirettamente dal capoluogo. Fin qui, quindi, si deve parlare di un processo di agglomerazione o di aggregazione. Ma il fatto è che accrescendosi « extra muros » in siffatto modo, il comune capoluogo si venne a trovare in stretto contatto con comuni che contemporaneamente ed autonomamente si andavano espandendo. Nel 1940 questo era avvenuto soprattutto lungo la costa. Tra S. Giovanni a Teduccio (conglobato nel 1926) e Portici non v'era nessuna frattura, come non ve ne era tra Portici e Resina, Resina e Torre del Greco, e così via fino a Castellammare. Parimenti, non vi era soluzione di continuità, lungo la costa occidentale, tra Bagnoli e Pozzuoli. Si era formata in tal modo una tipica conurbazione: comuni indipendenti in processo espansivo si erano avvicinati l'uno all'altro fino a saldarsi, dando origine ad una sola omogenea fascia di abitati fittamente popolati. partenze erano già avvenute da un lungo periodo, e da varie circostanze particolari che rendono questi dati molto aleatori. In ogni caso, anche ammettendo che la cifra di 4814 partenze, registrata per il 1952, sia attendibile, non può ritenersi assurdo che la composizione media delle famiglie spostatesi in quell'anno fosse di 5 persone. Sarebbe forse assurdo, se questa cifra si riferisse soltanto a famiglie di effettivi emigranti, ma non lo è se si ricorda ch'essa si riferisce invece anche a famiglie trasferitesi da un quartiere all'altro della città o dal capoluogo agli altri comuni della p,rovincia. È evidente che se nel primo caso lo spostamento riguarda per lo più solo una frazione del nucleo familiare, nel secondo esso interessa, invece, tutta la famiglia. Né deve sorprendere il dislivello tra un anno e l'altro, perché gli spostamenti di famiglie da un quartiere all'altro o da un comune ad un altro della stessa provincia, obbedendo a ragioni molte volte particolari, non avvengono secondo un ritmo regolare. L'altra osservazione del Coquery, secondo la quale nel saggio citato si registrerebbe, per il periodo 1950-56,un saldo migratorio (attivo) medio annuo di 1528 famiglie, e ciò contrasterebbe grossolanamente con i saldi calcolati secondo l'ultimo annuario statistico di Napoli, che danno invece una cifra di 729 persone, appare ancora· meno giustificata. Infatti, il saldo positivo medio annuo che risulta da tale saggio (p. 79) non è di 1528 famiglie, ma di 849: cifra, questa, che appare perfettamente congruente con quella ricavabile dall'annuario del Comune di Napoli. 3 9 Infatti le stime dei movimenti migratori temporanei nell'ambito della provincia, danno saldi negativi per il capoluogo e saldi positivi per il resto della provincia. V. Profilo demografico della Campania, « Nord e Sud», febbraio 1965, pp. 91-93. : 76 BibliotecaGino Biarico

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