La « conurbazione » napoletana Comunque sia, fin qui, la formazione della conurbazione napoletana segue più o meno la tipologia genetica delle conurbazioni del mondo occidentale. La frattura dell'antico equilibrio fra città e campagna è stata seguita dall'assorbimento nell'industria cittadina delle nuove eccedenze dell' agricoltura, dall'espansione della città e, consegu.ente1nente, dall'urbanizzazione delle zone agricole li1nitrof e. Ma ciò è avvenuto entro limiti molto ristretti. Se si considerano più da vicino i dati dell'immigrazione e dell'emigrazione operaie di cui si dispone, nonché le vicende dei comuni che, dopo le aggregazioni del 1925-27, si son trovati ad essere a loro volta contigui al capoluogo, e degli altri del resto della provincia, si constaterà che il processo di urbanizzazione dell'area metropolitana di Napoli non è dipeso affatto, quanto meno direttamente, dal solo capoluogo. Per quanto riguarda il primo punto, basti dire che mentre nel periodo 1931-1938, le immigrazioni 36 eccedevano le emigrazioni operaie (rispettivamente 37.515 e 20.195), nel periodo successivo 1938-1956 la situazione era invertita, essendo 69.585 gli emigrati e 65.702 gli immigrati. Cioè nel periodo '31-38 vi fu un saldo attivo di 17.320, nel periodo successivo un saldo negativo di 3.883. Per il secondo punto fermiamo l'attenzione soltanto sulle variazioni dei movimenti migratori tra Napoli e provincia nel tempo. Nel periodo 1930-38 vi è costantemente eccedenza degli immigrati a Napoli dalla provincia sugli emigrati nella provincia di Napoli 37 • Nel periodo 1950-56, invece, per lo più prevalgono, sia pure di poco, i movimenti di popolazione da Napoli verso la provincia 38 • Ed è probabile che il fenomeno della metropoli, « Nord e Sud», luglio 1962, ed anche E. LUONGO, A. OLIVA, La banlieue ... cit., « Nord e Sud », aprile 1960. 36 Elaborazioni su dati riportati da G. GALASSOin Lo sviluppo demografico, del voi. Napoli dopo un secolo, ESI. 37 Ed i valori dell'interscambio coprono un'aliquota notevole del totale dell'emigrazione (dal 34% al 41,98%), cioè una frazione notevole del fatto migratorio si risolve nell'ambito della stessa provincia. 38 Il CoouERY, op. cit., fa osservare, a proposito dei movimenti migratori complessivi da e per Napoli nel periodo 1950-56, che i saldi negativi registrati da G. GALASSO (Lo sviluppo demografico cit. in Napoli dopo un secolo, pp. 77 e ss.) per gli anni 1951 e 1952, rispettivamente di 866 e di 941 famiglie, non sono plausibili, in quanto, paragonando tali deficit con quelli in cifre assolute, collocabili in base ai dati pubblicati dall'Annuario Statistico di Napoli, vale a dire 1648 persone nel 1951 e 4814 nel 1952, ne risulterebbe una composizione media delle famiglie quasi uguale a due persone nel 1951 - il che appare normale per degli emigranti -, ma superiore a 5 nel 1952 __, e questo invece sarebbe poco verosimile. In realtà, se si tien conto della natura delle registrazioni anagrafiche, tale squilibrio tra un anno e l'altro non può meravigliare. L'eccessivo gonfiarsi delle cifre in un anno rispetto ad un altro può dipendere dal fatto che in quell'anno si è sbrigata tutta insieme una mole di lavoro accumulata da tempo, da regolarizzazioni effettuate quando le 75 BibliotecaGino Bianco
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