Antonio Rao strano 20.000 tra operai ed artigiani (pari al 36?/o della loro popolazio11e attiva) 32 • Tuttavia, è indubbio che in tali quartieri della Napoli aragonese e spagnola la partecipazione degli artigiani al valore globale del settore secondario è molto più consistente di quanto non sia nei quartieri periferici, e questo apporta una certa tara alla media prima esaminata del 36% 33 ; ed inoltre è altrettanto vero che, sia nel '51 34 che nel '61, almeno alcuni dei borghi periferici, come S. Giovanni a Teduccio, S. Pietro a Patierno e soprattutto Secondigliano, hanno registrato degli indici di « secondarizzazione » piuttosto superiori alla media napoletana (nel 1961, Secondigliano ha conosciuto una percentuale di attivi del settore secondario pari al 46% del totale dei suoi attivi). Si può, d'altro canto, ammettere che, tra gli altri borghi periferici, almeno qualcuno (Barra, Ponticelli) abbia assolto una funzione di residenza provvisoria nei confronti degli operai immigrati e che quindi, quanto meno in una prima fase, il suo sviluppo sia stato in qualche modo collegato con l'espansione delle zone industriali cittadine. Il decadimento sociale e civile è incominciato quando il ritmo di tale espansione si è rallentato, soprattutto in rapporto all'incremento demografico (sempre forte per l'alto livello della natalità), confermando, quindi, che all'origine dei rapporti tra i borghi periferici e la città vi è stato un legame funzionale. Finché è durata l'espansione industriale di Napoli, i sobborghi semirurali si sono urbanizzati ed « accostati » alla città; quando, molto presto, quell'espansione ha segnato il passo, i comuni aggregati sono entrati in una fase di ristagno che ne ha impedito l'ulteriore urbanizzazione e la completa saldatura funzionale con il centro, e sono sopravvissuti con caratteristiche intermedie tra città e campagna, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista economico e sociale. Né ha cambiato molto questa situazione l'edificazione di grossi quartieri popolari in alcune zone periferiche, poiché il loro unico reale apporto· è stato il conferimento alla banlieue di una fisionomia di « ghetto » che, tutto sommato, ancora le mancava 35 • 32 M. CooUERY, Aspects demographiques... etc., cit., p. 515. 33 Si veda in particolare sulle caratteristiche socio-economiche dei quartieri centrali (le «isole»), e sull'« economia del vicolo»: E. LUONGO, A. OLIVA, Napoli com'è, Feltrinelli, 1959. 3L! Nel 1951, il complesso dei borghi presentava 26,692 attivi nel settore secondario (industrie manifatturiere, costruzioni e impianti), pari al 17,92% di tutti gli attivi di tale settore della città. La popolazione attiva dei borghi, risultava essere, invece, pari al 17,2% di tutta la popolazione attiva cittadina. L'incidenza degli operai e degli artigiani sul complesso della popolazione attiva era pertanto pari al 51,4% nei borghi ed al 38% nel complesso della città. 35 Si pensi, a questo proposito, al trasferimento degli ex baraccati di Via Marina, dei Granili etc. nelle frazioni periferiche del comune. Cfr. E. MAZZETTI, I pionieri 74 BibliotecaGino Bian·co
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