Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

La « conurbazione » n,apoletana I dati riferiti esprimono con grande chiarezza la caratteristica di fondo della conurbazione; la tendenza, cioè, ad un alleggerimento (relativo) del « corpo » e ad un appesantimento (relativo) delle « ali ». I comuni periferici dell'area metropolitana vanno assumendo un peso sempre maggiore, mentre il centro manifesta un certo ristagno. Questo non può certo essere considerato come un fenomeno peculiare dell'area napoletana. Infatti, in tutte le moderne aree metropolitane si verifica un accrescimento, in proporzione più intenso, della banlieue rispetto alla zona propriamente cittadina. E ciò, in genere, è determinato da un processo di redistribuzione degli insediamenti industriali e dei quartieri residenziali (ma in qualche caso anche dei centri direzionali) sul territorio, in parte spontaneo, in parte favorito dalle autorità per decongestionare il vecchio centro. In questo caso, il maggior dinamismo economico e demografico della periferia rispetto al centro non indica altro che si è entrati in una nuova fase della crescita dell'organismo urbano; una fase nella quale la città, uscendo dal bozzolo delle antiche strutture, si modella, si articola, si dimensiona secondo le sue più recenti esigenze. Nella formazione della conurbazione napoletana, tuttavia, un processo del genere è intervenuto in misura molto modesta. I grossi comuni, per dimensioni demografiche quasi delle città, della costa e dell'interno non possono essere considerati una specie di new towns nostrane, nate come valvole di sfogo per abitanti, industrie ed uffici del vecchio centro. Né è possibile, d'altro canto, attribuire lo sviluppo dell'attuale banlieue napoletana esclusivamente o prevalentemente alla forza espansiva del capoluogo, poiché se è vero che la vicinanza alla metropoli ha moltiplicato certamente i fattori attrattivi dei comuni che ne fanno parte, è anche vero che le attività economiche - veri motori dello sviluppo demografico ed urbanistico - che si sono sviluppate in tali comuni provengono solo in piccola parte dal capoluogo (e in proporzione minima dall'iniziativa locale) 26 • Pertanto, il forte sviluppo della zona metropolitana ed il contemporaneo ristagno della metropoli vanno interpretati come sintomi di un diverso grado di crescita spontanea degli elementi della conurbazione; vanno visti cioè, come una ulteriore conferma della saturazione demografica (ma anche della passività sul piano economico e sociale) dél capoluogo. 26 In ogni caso, poi, l'area metropolitana di Napoli non può essere assimilata alle aree metropolitane nord-europee e nord-americane, oltre che per il modo di configurarsi dei rapporti tra la metropoli e la zona suburbana, per la minore densità economica e sociale, rispetto a quelle. Cfr. F. COMPAGNA, Napoli e la questione meridinnale, in Napoli dopo un secolo, pp. 37-42. 71 Bibl-iotecaGino Bianco

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