Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

La « conurbaziorie » napoletana miei ed ambienti residenziali s'intrecciano, si confondono, si stratificano, dando origine ad un unico e complesso organismo dal corpo ibrido e dalle moltissime teste. Nasce allora il bisogno di adeguare l'organizzazione giuridico-amministrativa, gli strumenti conoscitivi esistenti, la nostra stessa psicologia, a questa nuova realtà. La terminologia muta. Si parla di metropolitan areas, di « costellazioni urbane », di « agglomerazioni >>, di « conurbazioni » o addirittura di « interurbazioni », di « inurbazioni » e « suburbazioni » 4 • Nasce l'esigenza di controllare, di contenere, di guidare questo sviluppo, di razionalizzare la struttura degli insediamenti secondo i bisogni attuali e le prospettive future dell'organizzazione economica moderna. Ma nasce soprattutto la necessità di far sopravvivere una città « a misura d'uomo ». E tale misura non può essere ritrovata in modelli del passato, di cui la storia stessa ha decretato irrevocabilmente la scomparsa, né nelle utopie ottocentesche dei Fourier, degli Owen, dei Godin 5 , certo interessanti, ma plasmate su una esperienza ormai lontana, e in fondo inadeguate già ai loro tempi, ma deve essere ricercata nel presente, attraverso una presa di coscienza più ampia e più penetrante dei bisogni e delle aspirazioni dell'umanità dei nostri tempi. E quando poi tali modelli - le moderne utopie - fossero seriamente individuati, resterebbe da accertare la loro realizzabilità, la loro compatibilità con i diversi sistemi economico-politici, la loro adeguatezza al mondo reale, nelle sue attuali strutture ed articolazioni. E a questo punto il discorso sul futuro della città diventerebbe inevitabilmente un discorso sul futuro della società, sulle trasformazioni della società, su quelle implicite in un sistema dato e già incipienti, ma anche su quelle che postulano profondi mutamenti politici. Ma per edificare utopie come per proporre trasformazioni, occorre partire dalla realtà. E per conoscere la realtà, se sono utili, anzi necessarie, le generalizzazioni, che consentono la « reductio ad unum » di una troppo complessa fenomenologia nella quale si correrebbe altrimenti il rischio di perdersi, sono utili anche e soprattutto le analisi parziali, le distinzio11i, che sottraggono alla generica chiarezza dell'astratto le tipologie, per obbligarle ad un salutare « bagno nella realtà », ad una verifica della loro attendibilità. Da tempo, ormai, sono entrate nel linguaggio geografico espressioni come quelle di cu,i prima si faceva cenno, e non pochi sono stati i 4 F. BEAUJEU- GARNIERe G. CHABOT, Traité de géographie urbaine (A. Colin, 1963, libro III, cap. 3°). s Cfr. L. BENEVOLO, Le origini dell'urbanistica moderna (ed. Laterza, Bari, 1963) ed anche E. SALZANO, La città del capitalismo, « La rivista trimestrale», n. 11-12, settembre-dicembre 1964, pp. 618-657. 59 BibliotecaGino Bianco

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