Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Giuseppe Sacco locale le élites tradizionali non potevano che reagire negativamente nei con- ' . fronti delle due forze tra cui la legge voleva costringerli a scegliere: « Gollisti e comunisti», citiamo ancora Jacques Fauvet, « hanno, questo di comune, che mediante una prova elettorale perseguono un fine politico che va oltre lo scrutinio»; e per quanto gli uni e gli altri aspirano ad avere il maggior numero possibile di eletti, « preferiscono averne di meno pur di poter condurre a buon fine una precisa operazione». Tale intima contraddittorietà dell'azione gollista dà in parte ragione degli inattesi effetti della riforma del meccanismo elettorale. Giustificata con la necessità di rendere più semplici e chiari lo schieramento e la lotta tra i partiti, la legge maggioritaria ha invece provocato un così complesso ed intricato sistema di alleanze da dare il senso di una grande confusione: « per le elezioni municipali», ha scritto .Pierre-Viasson Ponté, « la regola è che i partiti che si oppongono a livello nazionale si accordino a livello locale ». È vero che è sempre stato così, ma questa volta i dati sono nuovi e più complessi; le combinazioni e le alleanze sono più numerose e varie che mai: « oggi, i repubblicani popolari, gli indipendenti ed i radicali sono profondamente divisi, con una minoranza, più o meno piccola, pronta ad allearsi alla maggioranza - soprattutto per battere il fronte popolare o i comunisti-, ed una maggioranza più o n1eno grand~ associata all'oppo 1 sizione ». Quanto alla SFIO, essa « è più che mai lacerata tra la famiglia marxista ed il campo anticomunista ». E dall'altro lato, « l'UNR pratica in grande stile, sotto il nome dell'apolitisme, la tecnica del travestimento». Pure sotto questo complesso groviglio si può scorgere l'indicazione di una tendenza generale: sotto l'apparenza di un contorto intrico di alleanze realizzate per il potere, e solo in funzione di esso, non è difficile, cioè, individuare un fenomeno schiettamente politico. Dopo settimàne di trattative, di rotture, di sotterfugi e di travestimenti, è apparso infine evidente, a breve distanza dalle giornate elettorali, che il grand dessin del Ministro dell'Interno non aveva avuto successo; che l'UNR non era riuscita a raccogliere attorno a sé che parte del centro-destra, ed i comunisti solo una piccola parte dei socialisti, spesso recalcitrante e tutt'altro che disposta· a sottomettersi alle condizioni che il PCF aveva potuto sperare di imporre. Una convergenza si era, sì, verificata, ma in una direzione non prevista né dai patrocinatori della riforma elettorale, né dai comunisti che contavano di profittarne: la convergenza si era verificata sul centro. Ancora una volta, nel marzo del 1965 co1ne nel marzo del 1964, l'elettorato li ha seguiti, ma la differenza tra il significato delle due consultazioni è decisivo. I risultati delle elezioni cantonali potevano essere considerati, come ha detto Frey, « l'ultimo sussulto della fiera in agonia », anche se questo sussulto dava prova di una vitalità ancora notevole; ma alle elezioni municipali di quest'anno non s'è trattato, di sussulti: al contrario, si è delineato un fenomeno nuovo. Le forze del centro e della sinistra democratica avevano toccato il punto più basso delle loro fortune al momento del referendum sull'elezione del 54 BibliotecaGino Bianco

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