Giorgio Granata per meglio dire, di definitiva scomparsa. Per quanto riguarda noi popoli civili, l'habitat, dove viviamo, o dove hanno ·trascorso la loro esistenza i nostri progenitori, è sempre meno fisico, e sempre più reso umano, in quanto porta stampata in maniera evidente la nostra impronta, che ne ha distorti e sconvolti i primitivi lineamenti, sino a fargli assumere fisionomie ed aspetti artificiali. Per un errore soltanto di ottica noi ci ostiniamo a credere che quanto ammiriamo sia naturale, incondito ed intatto, mentre tutt'al più si tratta di una « seconda natura», o sovrapposta. Scambiamo per un dato di fatto ciò che, invece, è opera nostra, alla stessa stregua delle istituzioni religiose, civili, morali da noi create. La geografia da alcuni anni a questa parte si è accorta, del resto, dello sbaglio di prospettiva, cui per tanto tempo era soggiaciuta; in conseguenza, pretende di essere sempre meno fisica, e sempre più umana; alla visione di un universo estraneo, opaco, e, in definitiva, enigmatico, viene sostituendo la immagine di un cosmo atteggiato ed ordinato secondo una scala ed una dimensione al livello dell'uomo. Se tali sono le premesse, la geografia applicata secondo i criteri del Centro di Strasburgo vuole andare più oltre: « la geografia moderna - ci dice Tricart - è rimasta ancora soltanto letteraria; nella maggioranza dei casi una disciplina accademica. Essa studia, infatti, gli aspetti spaziali dell'insediamento degli uomini o le combinazioni dei fenomeni fisici od economici al solo scopo di comprenderli, di spiegarli, di insegnarli, senza nessuna aspirazione prammatica. Ignorato dai tecnici, il geografo sovente, da parte sua, li ignora, e considera come il coronamento della sua opera la comparsa di un libro che presenti al pubblico colto questo o quest'altro paese, nella complessità dei suoi aspetti, nella urgenza dei suqi problemi. Lungi da noi il proposito di svalutare tali lavori. Essi sono utili, indispensabili... ma non rappresentano che un aspetto della geografia, un aspetto tradizionale ». Occorre, invece, che d'ora innanzi la geografia rinunci ad essere soltanto accademica, si applichi al mondo esterno, cerchi sempre più di atteggiarlo e di modificarlo, conforme certi obiettivi. Del resto, nulla di nuovo sotto il sole; quanto credevamo che fosse originale e da noi inventato, si rivela, ad un più attento esame, vecchio, nella più schietta tradizione: « da quando l'uomo esiste - sono ancora parole di Tricart - ciascuno degli atti che egli compie è un attentato all'equilibrio naturale. I primi dissodatori, del Neolitico, hanno dato il via ad una esplosione di erosioni, che ha mangiato milioni e milioni di metri cubi di terra, che ha modificato profondamente la fisionomia di vaste regioni del globo. Le bad-lands dell'Ovest degli Stati Uniti, i loess cinesi, le frane dell'Italia peninsulare sono le conseguenze degli interventi dell'uomo. Senza tali interventi, tutti questi paesi sarebbero ancora coperti da una gradevole vegetazione, ed offrirebbero ai nostri simili risorse assai superiori a quelle che attualmente se ne ricavano. Per vivere, l'uomo deve sfruttare la natura. Tutto il problema risiede nei modi secondo cui condurre tale sfruttamento. Si può saccheggiare e disperdere; e si può agire, al contrario, con discernimento, consumare il prodotto della terra, senza 48 BibliotecaGino Bianco
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