Giornale a più voci nella previsione, desunta dal calendario parlamentare, che la conversione non sarebbe stata possibile nel termine costjtuzionale. Ognuno vede dove certe garanzie istituzionali andrebbero a 1ì!1ire se una tal pratica di « decreti a ca tena » si generalizzasse. Queste preoccupazioni devono, però, essere inquadrate nel contesto generale cui più sopra si accennava, in una situazione, cioè, che impone all'esecutivo di trovare le scorciatoie giuridiche per portare avanti certi provvedimenti. Protestare in nome delle prerogative parlamentari lese vale sino ad un certo punto: sarà sempre facile rispondere che alla fine son pur sempre le Camere ad accordare la conversione in legge dei decreti. D'altra parte, negli ultimi mesi, ben due ùecreti-Jegge non sono stati convertiti: quello che aumentava l'IGE e quello che dava facoltà al ministro delle finanze di sostituire la guardia di finanza ai doganieri in sciopero. Rimedi sono piuttosto da cercare in modifiche dell'ordinamento interno delle Camere: tali da snellire il tradizionale iter, limitando, ad esempio, per i disegni governativi urgenti, l'iniziativa del singolo deputato di proporre emendamenti e riservando tale diritto ai gruppi; 0 che snelliscano le duplicazioni inutili di un bicameralismo ingiustificabile come il nostro, assegnando a commissioni miste di deputati e senatori il preliminare esame in sede referente. In questa direzione non si deve d'altronde dimenticare che il nostro ordinamento è oppresso da un eccesso di legislazione formale a scapito della sfera peculiarmente amministrativa. Snellire le procedure parlamentari a vantaggio dell'esecutivo non sarebbe altro che fare il primo passo verso un'opera di delegificazione che riconduca nella competenza piena governativa la miriade di fattispecie, in particolare di contenuto economico, ora qualificate da leggi formali. In altra direzione, la ricerca di nuovi strumenti normativi tocca il problema della « polivalenza » che, in una situazione congiunturale complessa, devono rivestire alcuni provvedimenti-pilota. Sono evidenti le interdipendenze che l'adozione di un tale tipo d'intervento normativo ha con la politica di programmazione: d'altra parte, ogni tendenza al rafforzamento dell'esecutivo trova la sua razionalizzazione giuridica proprio nella prospettiva della programmazione. Una volta inserito nel nostro ordinamento il cardine del piano, non può non riconoscersi a questo fatto rilievo sostanzialmente costituzionBle, tale cioè da ìnfluenzare profondamente l'assetto generale del potere statuale. Il discorso dell'onorevole Nenni sul « governo di legislatura » riacquista pertanto una sua precisa collocazione; e, nonostante che dall'inizio della legislatura siano trascorsi due anni, e costi gravosi siano stati pagati, risulta sempre valido come soluzione ottimale per il problema di una sistemazione moderna dell'esecutivo. Non a caso sono in corso di elaborazione progetti di riforma del ministero del bilancio, del ministero delle partecipazioni statali e degli strumenti d'intervento statale nell'economia; e si torna pure a parlare del riordino della presidenza del consiglio: tutti fatti che trovano la loro coerenza di soluzione in base alle comuni premesse programmatiche. 45 BibliotecaGino Bianco
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