Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Giornale a più voci « rivoluzione » dell'università. Che poi vi siano forze che mirano a « rivoluzioni» d'altra natura, come sottintendono gli interrogativi contenuti nell'editoriale del « Corriere della Sera», è del tutto probabile; né c'è da stupirsene. Così come esiste un rapporto tra università e società, ed un rapporto tra università e ideali pedagogici, esiste del pari un rapporto tra università e politica. A nessun gruppo politico sfugge l'importanza dell'università in quanto « fabbrica di quadri dirigenti>>; ed è fatale che ogni gruppo cerchi di essere presente in questa « fabbrica» per formare i « quadri » nel modo che ritiene più confacente ai fini ideologici e di potere ch'esso persegue. Ma credono davvero coloro che oggi appaiono titubanti ad accettare proposte di riforme universitarie sostanzialmente innovatrici, che il miglior modo per tenere fuori dalle università le forze più propense a strumentalizzare l'università per propri fini ideologici e di potere, sia quello di eludere le richieste provenienti dalla maggioranza della popolazione universitaria? E che il miglior n1odo per evitare che « rivoluzioni» di natura diversa da quella richiesta dalla maggioranza delle categorie universitarie, sia quello di non innovare nei metodi di lavoro e di governo attualmente seguiti nelle università, lasciando, quindi, che altre forze e ad altre competenze, che non sono le forze e le competenze promananti dalle università, caratterizzino in futuro la società italiana e ne condizionino lo sviluppo? È nostra impressione che se si vuol dare spazio nelle università, e quindi nella società e sulla scena politica, a forze eversive o reazionarie, il modo migliore sia appunto quello di eludere le principali istanze di rinnovamento delle università. Come mostrano le vicende e le polemiche dei giorni scorsi, questo è, se non altro, il modo migliore per consentire a sovversivi di sinistra e di destra di strumentalizzare, per fini politici immediati, gli stati d'animo che determinano l'agitazione nelle università. I comunisti, per l'appunto, approfittando del silenzio dietro il quale s'è chiuso il Governo di centrosinistra dopo la pubblicazione del Piano Gui, cercano affannosamente di porsi alla testa del movimento rivendicazionista ch'è in atto negli atenei; e ne fanno fede gli articoli dell'« Unità» dedicati alle agitazioni in corso. Le destre, dal canto loro, dai tentativi comunisti traggono spunto per invocare « controriforme» che tolgano alle università e alle facoltà anche quel po' di autonomia finora conseguita; ed al riguardo sono significative certe prese di posizione de « Il Tempo ». Cosa ha fatto e cosa fa il Governo di fronte all'agitazione della popola: zione universitaria e di fronte ai tentativi di strumentaliz.zarla che partono dai comunisti? Sulle prime nulla, almeno in apparenza; ma era un nulla non privo di un suo significato politico. Sembra, infatti, che i disegni di legge che il Ministro Gui aveva tratto dal Piano che reca il suo nome siano stati bloccati, in sede di discussione per il recente « piccolo rimpasto », dai rappresentanti socialisti. Così come sembra che sia stata anche bloccata la richiesta dell'on. Gui di stralciare dal Piano, per farla approvare separata41 BibliotecaGino Bianco

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