Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Ernesto Mazzetti sioni, per i ruoli dirigenti, e di ammodernamento di ~ali quadri, che sono suoi propri. Per far fronte alla « questione universitaria », era stata nominata, circa tre anni or sono, una Commissione di Indagine sullo stato e lo sviluppo della Pubblica Istruzione, la quale, alla fine del 1963, aveva consegnato al J\tlinistro della P.I. la sua relazione conclusiva, contenente una serie di proposte, alcune discutibili, altre ottime, ma tutte, comunque,- motivate da una apprezzabile presa di coscienza delle più vive esigenze di trasformazione dell'apparato scolastico e, in particolare, dell'università. Era perciò lecito attendersi e, in effetti, tutte le categorie universitarie (ad eccezione, forse, dei professori di ruolo, divisi sullo scottante problema del full time e perplessi di fronte ad una possibile diminuzione della massa di potere finora concentrata nelle loro mani), si attendevano, che le conclusioni della Commissione d'indagine venissero fedelmente tradotte dal Ministro· della P.I. in disegni di legge che, nel loro insieme, dessero vita ad una organica riforma delle strutture universitarie. Una riforma che istituisse, ai fini dell'efficienza della ricerca e dell'insegnamento, i dipartimenti, coordinatori dell'attività dei docenti di materie affini; che creasse il ruolo dei professori aggregati (a proposito del quale, però, ci sia consentito nutrire qualche riserva); che riconoscesse più equamente, sul piano delle retribuzioni, dell'inquadramento e della partecipazione alla gestione dell'università, il ruolo dei professori incaricati e degli assistenti; che desse vita a tre tipi di titoli (diploma professionale, laurea, dottorato di ricerca); che « democratizzasse» i consigli d'amministrazione e di facoltà con l'ammettervi rappresentanti di studenti, assistenti e incaricati. L'attesa è, però, rimasta in buona parte delusa. Alla relazione della Commissione d'indagine, il Ministro Gui ha fatto seguire, il 30 settembre 1964, una sua relazione, compilata anche in base ai pareri del Consiglio Superiore della P.I. e del CNEL, che gettava molta acqua nel vino della riforma. Molti problemi - istituzione di tre livelli di titoli e dei dipartimenti, abolizione della libera docenza - andavano, secondo il Ministro, « approfonditi >> ulteriormente, che è poi un eufemismo per dire che andavano accantonati; poche ed elusive parole erano poi riservate alla questione della modifica dei piani di studio di alcune facoltà, all'istituzione del tempo pieno cui dovrebbero assoggettarsi i professori, sì da non posporre l'insegnamento a cento altre attività, politiche e professionali in specie; poche e caute concessioni, infine, circa la partecipazione di incaricati e assistenti alla gestione degli atenei; ed ampie promesse, invece, per la soluzione dei problemi edilizi dell'università. Col che si ritornava appunto a quella visione più volte deplorata dei problemi universitari come problemi di strutture murarie e non anche e soprattutto di metodi, istituzioni, programmi. · La risposta della maggioranza delle categorie universitarie ai propositi di riforma delineati della relazione Gui è stata, quindi, negativa. Di qui le astensioni dalle lezioni dei giorni scorsi e le precedenti, clamorose, dimostrazioni. A tali manifestazioni, contrariamente a quanto avvenne negli anni precedenti, in occasione delle Giornate per il finanziamento delle Università, non hanno però aderito i professori di ruolo. E non c'è da stupirsene, 38 Bi liotecaGino Bianco

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