Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Note della Redazio11e della nomina del nuovo Consiglio di Aninzinistrazione del Banco - che la designazione dell'avv. Laviano alla vicepresidenza era inopportuna, sia perché si trattava di persona troppo giovane per una carica come quella che gli si voleva attribuire, sia perché, avendo rappresentato il PSI nella CGIL, l'avv. Laviano era rimasto segnato da precede·nti « estremistici ». E già: certi democristiani di Napoli vorrebbero fare delle concessioni ai socialisti in termini di sottogoverno, n1a vorrebbero sceglierli loro, i socialisti. Vorrebbero dei socialisti « buoni», che siano cooptabili da parte delZ'establishment tradizionale, considerando, invece, « estremisti » tutti coloro il cui nome risulta « nuovo » o di cui si sa che non possono essere considerati ele1nenti addo1nesticabili, di comodo. E quanto all'altro argomento fatto circolare per bloccare la designazione di Laviano alla vicepresidenza del Banco, a parte il fatto che Laviano ha più o meno la stessa età che aveva Kennedy quando fu mandato dagli elettori degli Stati Uniti alla Casa bianca, si tratta di una vecchia arma della gerontocrazia napoletana; ed è veramente grottesco che si possa ancora pensare di adoperare un'arma del genere (fu adoperata anche l'anno scorso, quando qualcuno propose che, a presidente del Consorzio per l'area industriale, si chiamasse Gino Ceriani, al quale, infatti, fu preferito un maturo esperto di morgue). È proprio per aver adoperato queste arrrii - e per aver diffuso il pregiudizio degli uomini che sarebbero saggi, e che darebbero affidamento di saper dirigere, solo se possono dimostrare di avere i reumatismi - che è avvenuto quel che è avvenuto: è avvenuto, cioè, che la vita napoletana è stata diretta come è stata diretta e che quasi tutti i giovani n1igliori degli anni 50 sono partiti. Fra questi, però, finalmente, c'è anche qualcuno che ritorna: Salvatore Guidotti, appunto, il nuovo Direttore generale del Banco di Napoli. Noi ricordiamo che, nel 1946 circa, uno dei prinii studi che ci sia capitato di leggere sull'industrializzazione del Mezzogiorno (nei «quaderni» per l'Assemblea Costituente) era uno studio di Giuseppe Cenzato e di Salvatore Guidotti. Ricordiamo pure che Guidotti fu nel 1946 uno di quei liberali repubblicani che uscirono dal Partito quando prevalse una linea politica di agnosticismo rispetto alla questione istituzionale. Ricordiamo, infine, le molte missioni presso gli organismi internazionali che, dalla Banca d'Italia e dai governi, durante questi ultimi 10-15 anni, sono state affidate a Guidotti. Il nuovo Direttore generale del Banco porta, quindi, un nome che non è quello di un uomo di parte, ma non è nemmeno quello di un funzionario politicamente agnostico; vanta una carriera dalla quale ha ricavato un prestigio tecnico, anche di risonanza internazionale; costituisce il caso esemplare del giovane esperto n,apoletano che Napoli ha tutto l'interesse di recuperare.· E infatti, la sola voce che gli ambienti interessati al mantenimento dello status quo siano riusciti a far circolare, nell'intento di svalutare la candidatura di Guidotti alla Direzione generale del Banco, è stata questa: è un «teorico». Naturalniente è appena il caso di rilevare che il fatto di essere ritenuto un « teorico» risuona ad ogni orecchio che non sia insordito dal qualunquismo come un titolo di grande merito, se non altro perché di «praticoni» per Napoli ne 35 Bibl.iotecaGino Bianco

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