Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Note della Redazione del Bilancio, la riserva del 40% fatta all'art. 5 del disegno di legge appare insufficiente ». Del resto, il rapporto Saraceno a suo tempo suggeriva di destinare al Mezzogiorno « almeno il 50% » della spesa ordinaria e la « totalità » degli investimenti delle aziende a partecipazione statale per nuovi impianti. Il richiamo al rapporto Saraceno - che gli esperti « giolittiani » hanno avuto il torto di considerare un docitmento che doveva essere scavalcato a sinistra, e che in realtà hanno scavalcato a destra, nella misura in cui si sono discostati dal suo forte contenuto meridionalista - era più che mai opportuno. Tanto più che Petrilli, nella sua relazione al CNEL sul piano quinquennale, ha avanzato qualche dubbio sulla possibilità di localizzare nel Mezzogiorno il 40% degli investinienti complessivi delle aziende a partecipazione statale ora che si richiedono forti investimenti per l'ammodernamento di impianti che non sono localizzati nel Mezzogiorno e la cui competitività nell'ambito del MEC deve essere salvaguardata e rafforzata. Naturalmente, questi dubbi avanzati da Petrilli sono più che fondati; ma proprio perciò, al fine di bilanciare gli investimenti nel Nord per l'ammodernan1ento di vecchi impianti, si deve insistere sulla localizzazione esclusivamente meridionale degli investimenti per nuovi impianti (e sulla necessità di far valere la priorità meridionalista nella destinazione e ripartizione della spesa ordinaria relativa alle opere pubbliche). Un cenno merita, infine, e sen1pre per esprimere il più vivo consenso, la questione degli interventi devoluti alla co1npetenza della Cassa nel settore del cosiddetto « fattore umano ». Il fatto che la Cassa debba essere autorizzata a spese in questo settore anche fuori delle regioni meridionali è una assurda pretesa dei torinesi (i maggiori beneficati del miracolo economico), che pretendono di caricare sul bilarzcio della politica meridio11alista parte dei costi dell'immigrazione meridionale a Tori110. Si è fatto male ad acca- .. gliere questa pretesa ed in sede parlanientare sarà bene respingerla, eliminando, dal disegno di legge per la disciplina degli interventi straordinari nel Mezzogiorno, quella parte dell'articolo 19, secondo capoverso, dove si parla di «attività» che « possono essere rivolte anche ad assistere, nelle zone di 1zuovo insediamento, gli emigrati provenienti dai territori meridionali ». I torinesi non possono pretendere di godere solo dei vantaggi dell'immigrazione e la Fiat non può pretendere di qualificare a spese della Cassa per il Mezzogiorno gli operai meridionali che ci auguriamo possa presto tornare ad assumere numerosi come negli anni del boom. Del « documento » barese ci lascia perplessi, invece, il punto che si rif erisce alla preoccupazione per un acce11tramento di poteri e di responsabilitç1nella sfera di competenza della Cassa, a danno e co1z grave pregiudizio delle autonomie locali. Qui ci se1nbra che gli amici pugliesi sopravalutino le capacità autonomistiche degli enti locali nel Mezzogiorno. Non possiamo condividere, infatti, questo passo del « documento >> pubblicato dal « gruppo » dei meridionalisti pugliesi e lucani: « per fazione fin qui esplicata dallo Stato repubblicano, il Mezzogiorno ha già acquisito notevoli miglioramenti sul piano tecnico e della preparazione umana nel senso più lato, onde può affrontare 31 BibliotecaGino Bianco

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