Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Rosellina Balbi tutti gli uomini: n,essuna cultura, che si dichiari um~na, potrebbe ragionevolmente rinunciarvi » 9 • · Bisogna dunque riconoscere un certo fondamento alle preoccupazioni espresse in questo senso dagli uomini della cultura « liberale »; si deve però aggiungere subito come l'astratta posizione di rifiuto, che molti assumono di fronte al vertiginoso incalzare del progresso tecnico, sia totalmente improduttiva: e, più ancora, che un rigoroso esame di coscienza non farebbe poi troppo male, a certi umanisti. La rivoluzione scientifica avrà luogo com11nque, essa costituisce un processo irreversibile; ma non è detto che la sua destinazione debba essere fatalmente « disu1nana ». Che lo sia o meno, dipende anche dalla misura in cui la cultura tradizionale si impegnerà a stabilire con essa un rapporto: ad accompagnarla, fors'anche a guidarla, piuttosto che rassegnarsi a subirla. Rosario Romeo, al quale non si possono certo attribuire simpatie nei confronti del modello culturale « scientifico », scriveva recentemente: « ..• le proposte di una ' trasformazione ' in senso scientifico della cultura, se sono da respingere nelle loro assunzioni fondamentali, hanno tuttavia il merito di richiamare l'attenzione sui nuovi metodi e le nuove conoscenze che la acquisizione di taluni procedimenti o risultati ottenuti dalla scienza può assicurare agli studi umanistici. In tal senso, non v'è dubbio che in parecchi settori della cultura italiana - a cominciare dalla storiografia - si sia ancora ben lontani dall'avere compiuto tutti gli sforzi necessari in questa direzione: ed è da auspicare che tante discussioni servano anche a stimolare il compimento di tali sforzi, oltre che a tener desta quella inquietudine della coscienza e dell'intelletto che è il più umano dei tratti della cultura ' tradizionale ' » 10 • Sono parole da meditare. Non si tratta dunque di comporre una antitesi (artificiosa) tra due culture; si tratta di comprendere e rispettare la diversa funzione di dt1e forme culturali diverse, senza chiusure mentali che non potrebbero non riflettersi negativamente su chi vi soggiace, e cercando anzi di accrescere la propria « disponibilità» verso una più vasta circolazione di idee: dicia1no pure verso un possibile dialogo. Ciò è particolarm,ente importante nel momento in cui il nostro paese cerca di porre rimedio, sia pure con faticosa lentezza, al ritardo scientifico che ci ha così gravemente distanziati dalle altre nazioni. Una politica di questo genere non può essere che una politica a lunga scadenza; il rinnovamento delle istituzioni scolastiche, al 9 VITTORIO FAGONE, Snow e le due culture, «Diogene», dicembre 1964. 10 R. ROMEO, Conclusione alla Tavola Rotonda: Dove va la cultura umanistica? « Il cannocchiale», febbraio 1965. 18 BibliotecaGino Bianco

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