• Rosellina Balbi vetrino di un microscopio. E, come scrive J. R. Oppenheimer, « parecchi degli aspetti trattati dalla legge di Newton: erano ragionevolmente - accessibili all'esperienza comune », così come si può supporre che « la comprensione dell'opera di Darwin non presentasse, per il profano, difficoltà insormontabili » 4 • Parimenti, « nella scossa provocata da Freud ci siamo trovati nuovamente di fronte a una situazione in cui il suo lavoro si rifaceva largamente... a esperienze che la gente poteva verificare ». Ma oggi? Oggi, se vi sono scienze - quale, ad esempio, la biologia - che parlano tuttora un lingl1aggio largamente comprensibile al profano, ve ne sono altre - e proprio quelle che in più larga misura incidono sulla nostra civiltà - che sembrano fluttuare in un'atmosfera rarefatta, in una specie di terza dimensione. Uno scienziato ,di formazione umanistica, come J acob Brono\vski, sostiene che non è tanto l'uomo comune ad essere « sordo », quanto lo specialista ad essere « muto» (onde sarebbe la pigrizia, o un pregiudizio infondato, a privarci degli « intensi piaceri intellettuali della scienza »). Ma se possiamo concordare con Bronowski sul fatto che esiste un unico tipo di attività creativa (nell'arte come nella scienza: e si badi a non confondere la scienza con la tecnica), come pure sul fatto che non a caso i periodi di fulgore artistico hanno sempre coinciso, in passato, con quelli di un vigoroso progresso della scienza, dobbiamo esprimere qualche riserva sull'affermazione di Bronowski, secondo la quale tutti sarebbero in grado di ascoltare la scienza. Vi sono infatti delle scienze, come la fisica, che si trovano oggi « in anticipo » non soltanto rispetto alle altre, 1na rispetto alla possibilità stessa di stabilire una comunicazione con coloro che non appartengono alla c-erchia degli « iniziati ». « Noi fisici », scrive ancora Oppenhei1ner, « parliamo di cose che in nessun modo entrano a far parte dell'esperienza di un profano. La maggior parte delle cose di cui parliamo nella nostra vita professionàle non entrano a far parte dell'esperienza neppure dei chimici e dei biologi ». Questa inaccessibilità della fisica sarebbe dovuta, per Oppenheimer, al fatto che si tratta di una scienza antica e specializzata. E tuttavia, vi sono altre scienze almeno altrettanto antiche e specializzate: la medicina, per esempio. Pure, la medicina si avvale tuttora di un linguaggio che non si discosta poi molto da quello del « s·enso comune ». Come spiegare, allora, questa specie di « sperequazione semantica»? Qualcuno potrebbe attribuirla al fatto che la medicina è una scienza volta all'esplorazione del mistero umano· - è, per 4 Cfr. Scienza e cultura oggi, a cura di Gerard Holton, Boringhieri, 1962. Così per le altre citazioni di Oppenheimer. 12 BibliotecaGino Bianco
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