Nord e Sud - anno XII - n. 64 - aprile 1965

Recensioni a considerare come scientificamente esatte, ad un giudizio del Gramsci (cit). Giudizio di chiara natura politica, trop·po facilmente elevato dagli epigoni gramsciani a livello di verità storica, Villari, appunto, non si discosta da questo schema semplicistico e solo in chiusura del suo scritto attenua il giudizio riconoscendo all'opera salveminiana una efficacia « indiretta» ( ?!) nella vita politica italian 1a, « facendo penetrare nuove idee e suscitando nuove correnti in seno ai partiti e agli organismi politici già esistenti. Più che azione politica essa fu opera di cultura: o, meglio, fu azione politica in quanto opera di cultura viva, ... destinata a diffondere largamente la sua influenza in tutti i settori dell'azione democratica » (Villari, cit., pag. 195). Questo libro di Villari, in definitiva, se rappresenta un apprezzabile tentativo di collocare l'opera dei meridionalisti conservatori e democratici in un quadro non tanto nuovo, quanto più profondamente ed originalmente analizzato, trova il suo limite insuperabile nella prospettiva stessa in cui Villari si colloca, che è quella classica marx-gramsciana. È la medesima prospettiva in cui Villari si era collocato in un suo precedente lavoro (Villari, Il Sud nella storia d'Italia, cit.), e da cui non riesce, meglio ancora non vuole, discostarsi. Valgono, pertanto, anche in questa occasione le critiche ed i rilievi che, come in precedenza ricordato, furono mossi da queste pagine all'apparire dell'antologia laterziana curata da Villari (Compagna, Epigoni del meridionalismo comunista, cit.) e che Villari, nonostante le buone intenzioni, non riesce a superare. P. Villari, Franchetti, Sonnino e gli altri meridionalisti, non possono essere giudicati « come se fossero uomini del nostro tempo, con i nostri problemi e le nostre esperienze; ma si deve considerare ciò che hanno detto e fatto in base alle concezioni che si avevano allora dei problemi della direzione politica e sociale, in base alle tecniche di governo cui si poteva fare ricorso, ai tempi in cui essi hanno vissuto e lottato, in base ai miti e ai problemi con cui ci si doveva confrontare alla fine del secolo scorso e agli inizi del nostro secolo ». GIOVANNI ALIBERTI I moderati e il brigantaggio dopo l' Unità Negli studi recenti sulle condizioni politiche e sociali nelle quali si compì il moto unitario del Mezzogiorno 1 e sugli avvenimenti dei primi anni dopo l'unificazione, il fenomeno del brigantaggio si è presentato sempre più importante e decisivo, sia per il suo contenuto sociale, sia per il corso estremamente tormentato che im,presse ai primi anni dell'unità. Si avvertiva, 117 Bibl'ioteca Gino Bianco

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