Umberto Caldora caso, ai pregi ed ai meriti della raccolta, per la _quale .cosciente lode tributiamo all'amico Mozzillo, tanto più che, per qùalche modesta esperienza, ben conosciamo le complesse difficoltà di lavori del genere, non avvertite dalla generalità dei lettori. Tralasciando ogni considerazione di ordine letterario, ci preme assai, invece, sottolineare qui la validità della problematica posta da Mozzillo, la quale - in armonia con i risultati della storiografia più qualificata e con le conclusioni del meridionalismo moderno - dimostra una piena conoscenza del processo di sviluppo storico del Mezzogiorno ed una chiara intelligenza della realtà meridionale. Ci sodisfa in particolar modo la netta e decisa contestazione di un Sud astorico, statico, avulso dal mondo, chiuso alle correnti culturali ed agli scambi civili; di un Sud meramente mitico, oleografico, perennemente pri1nitivo ed incontaminato dalla civiltà moderna; insomma, di quell'equivoco di preconcetti e di favole che, se è comprensibile in alcuni viaggiatori stranieri del passato, non è in nessuna misura giustificabile in certi atteggiamenti mentali o in certe inquietudini ideologiche dei nostri giorni. Il sistema e la struttura economico-sociale dello Stato borbonico prima, l'inadeguata comprensione dei nostri problemi da parte dello Stato unitario poi, l'incapacità infine della borghesia meridionale come classe dirigente, sono stati i viluppi principali ad un'evoluzione che adeguasse il Mezzogiorno al livello economico dei paesi europei. La stessa azione del fascismo rimase, con gravissime responsabilità, nei limiti di caratteristiche asserzioni verbose, sino 9 quella (sbandierata anche dai giornali napoletani fin dai primi anni del « regime ») secondo la quale la questione meridionale era stata interamente risolta dal nuovo governo! Ma - se non si vuole falsificare la Storia - l'agghiacciante senso statico dell'economia del Sud, aggravata dagli sconvolgimenti di una natura irrequieta ed ingrata, non deve indurre a chiudere gli occhi sulle altre componenti dinamiche, e perciò più positive, della società meridionale. Lontano da suggestioni letterarie (spesso polemiche, sotto la veste di un pietoso sentimentalismo di facile smercio) o da artifici politici alla ricerca di uno strano « mito contadino», Francesco Compagna ha ben rivendicato - soprattutto nel suo « Mezzogiorno d'Europa » (opportunamente citato dall'attento Mozzillo) « che quella del Sud è una civiltà che si è alimentata alla cultura dell'occidente d'Europa, che si è tenuta al passo con questa, che vi ha recato un suo rilevante contributo, che è dominata dai princìpi, dagli ideali, dalle aspirazioni che sono proprie e tipiche della civiltà europea ». Mozzillo, nel caso, adduce come prova elementare la stessa presenza di viaggiatori stranieri nel Sud e la loro penetrazione interna. Ma, senza bisogno di particolari citazioni che possono darsi a iosa, basterebbe ancora ricordare, nei termini cronologici dell'antologia, l'emigrazione politica; i contatti all'interno ed all'esterno con gli stranieri nell'età napoleonica; lo sviluppo della massoneria in miseri villaggi, come Parghelia (in Calabria) dove gl'intrapredenti marinai del borgo importavano dalle coste mediterranee della Francia, insieme con i mobili per le loro case, anche le idee nuove; i 110 Bibli teca Gino Bia CO
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