Recensioni essa ci appare valida sia come presenza di autori che come interesse dei brani riportati. Avremmo, nondimeno, gradito ritrovarvi almeno altri due viaggiatori francesi (che Mozzillo non ignora, giacché li ha ricordati e citati), i cui volumi riguardanti il Mezzogiorno sono quasi sconosciuti e rappresentano una rarità bibliografica almeno in Italia, dove sinora non siamo riusciti a reperirne un solo esemplare nelle biblioteche pubbliche. Si tratta di un tenentino napoleonico dai freschi galloni sbalzato di colpo dai ritrovi eleganti della società parigina nel « paradiso dei diavoli », il D'Hauteroche, che ha lasciato descrizioni vivacissime (pubblicate postume) dell'ambiente e della gente del Sud; e di un letterato che solo ora la Francia sta, direi, clamorosamente rivalutando, se non scoprendo, il De Custine: il quale è interessante non solo per la sua lunga esperienza di viaggiatore attraverso l'Europa, ma soprattutto per aver veduto il Sud con spirito di legittimista nel periodo murattiano, sicché molte sue osservazioni (ad es. sul brigantaggio calabrese di quegli anni) sono polemicamente divergenti da quelle dei suoi contemporanei connazionali. La ragione della nostra insistenza sugli autori francesi del primo '800 - peraltro tanto presenti nei « viaggiatori » posteriori, come il Lenormant o il Douglas (per non dire di altri « saccheggi » letterari a piena mano, come quelli operati dal Dumas) - è motivata dal fatto che essi. pit1 degli altri, concorsero e a creare il mito del Sud, e a sollecitare ed accrescere in Europa il desiderio di conoscere, sia pure attraverso letture, questa terra avventurosa, popolata di « selvaggi» e di «briganti». Quei briganti che qualche scrittore descrisse minutamente per averli veduti (e s'intende con gli occhi della fantasia) camminare addirittura lungo le rive della Senna... A siffatto clima - al quale non seppe sottrarsi neppure Benjamin Constant nel suo Adolphe - deve tanta fortuna il volume del De Tavel, che - più descrittivo ma meno letterario ed accademico di quello « deludente» del De Rivarol, e tradotto anche in inglese (una citazione sfuggita a Mozzillo) - fu dato alle stampe con il dichiarato proposito dell'editore di appagare la generale ansia di conoscere sulla Calabria. C'è poi, a nostro modesto avviso, una sola lacuna in questa antologia: la mancanza di una specifica testimonianza sui terremoti che, per secoli, sono stati un vero flagello, specie per talune regioni meridionali, causando gravi perdite umane ed immensi dissesti geologici, con la conseguenza del continuo aggravarsi della miseria contadina e l'acuirsi del senso della fatalità. Ben si sarebbe prestato quello famosissimo che nel 1783 sconvolse la Calabria meridionale, sia perché esso - con la vasta eco suscitata -in tutta l'Europa - fu un motivo diretto (ricordiamo l'inglese Hamilton, il tedesco Miinter, il francese Dolomieu) ed indiretto di richiamo verso il Sud; sia perché la sua cospicua bibliografia offre anche numerose pagine di stranieri, le quali serbano nella loro veste scientifica interessanti riscontri economici e sociali. Ma questi rilievi - che, se così possono definirsi, interpretano però esigenze personali forse troppo severe - proprio nulla tolgono, in ogni 109 Biblioteca Gino Bianco
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