Attività ed insediamenti della popolazione campana • Per la spiegazione di questo fenomeno rimandiamo all'accenno di interpretazione che ne abbiamo dato più sopra, quando abbiamo considerato le riduzioni dei tassi di attività del Nord e della Campania. Ciò che qui occorre sottolineare, invece, sono le differenze tra provincia e provincia. Ed a questo proposito, rileviamo come nelle province più povere della Campania le emigrazioni non abbiano migliorato affatto il rapporto fra attivi e popolazione residente 9 ; lo hanno, anzi, peggiorato, perché sono stati proprio gli attivi ad emigrare. E questo deterioramento « strutturale » della popolazione, per effetto dell'emigrazione non dichiarata, è certamente maggiore di quanto non appaia dai dati. La conseguenza di questo processo è che, su ogni unità lavorativa rimasta, grava un carico di persone maggiore di prima; e ciò naturalmente non attenua il disagio economico in queste zone. E veniamo alla distribuzione della popolazione in condizione professionale per settori di attività. La situazione nel 1951 è quella indicata dalla Tab. 4. Da una sommaria lettura dei dati emerge un quadro decisamente dualistico: da w1 lato la provincia di Napoli, dall'altro tutto il resto della regione. Nella prima, le proporzioni tra il numero degli addetti alle diverse categorie professionali non sono molto dissimili da quelle proprie dei paesi o delle regioni economicamente sviluppate. Nella seconda, invece, le proporzioni dei settori non differiscono affatto da quelle delle zone più arretrate del più remoto Mezzogiorno. Tuttavia, già nel '51 era possibile riscontrare una certa ineguaglianza tra le province dell'area più depressa. Caserta e Salerno, con i loro livelli di occupazione nell'industria e nelle attività terziarie, si collocavano ad una certa distanza dietro Avellino e Benevento nella gerarchia dei << più sottosviluppati ». Né questa differenza, peraltro lieve, poteva spiegarsi con una meno decisa vocazione agricola di Salerno e Caserta, poiché, anzi, proprio in quegli anni, in quelle province, completate le bonifiche, venivano restituite all'agricoltura zone che sembravano abbandonate per sempre, facendo aumentare il numero delle persone addette al lavoro dei campi. Per la verità, neppure questa distinzione nell'ambito dell'« area depressa », dopo l'altra nell'ambito di tutta la regione, definisce sufficientemente le diverse manifestazioni di quella che si può chiamare la « morfologia dell'occupazione ». Per arrivare a delle unità elementari confro,ntabili, bisognerebbe procedere, forse, come in un giuoco di 9 Ma per l'approfondimento di questo punto sarebbe più opportuno il confronto con la popolazione presente. 81 BibliotecaGino Bianco
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