Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

Antonio Rao classifica, che era adesso la Puglia, con 57,5 addetti_ all'industria (Campania: 73 ,2). Dal 1936 al 1951, la situazione è quella illustrata dalla tabella seguente, che permette anche di istituire confronti tra i settori produttivi. TAB. 1. - DISTRIBUZIONE PROFESSIONALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE ATpfIVA IN % 2 Agricoltura Industria Trasporti Altre atti vità Caccia e pesca 1936 1951 1936 1951 1936 1951 1936 1951 Abruzzi e Molise 73,3 64,7 13,2 19,8 2,0 2,2 11,5 13,3 Campania 47,7 46,4 24,6 27,1 5,2 5,2 22,5 21,3 Puglia 52,5 58,2 26,2 22,0 4,1 3,3 17,2 16,5 Basilicata 74,2 73,0 13,5 15,2 1,9 1,9 10,4 8,9 Calabria 66,8 63,4 16,3 20,1 3,3 3,1 13,6 13,4 Come si vede, in tutto il Mezzogiorno, meno che in Puglia, diminuiva la percentuale degli addetti all'agricoltura; ma era una riduzione abbastanza irrilevante (bisogna tener presente che la politica fascista non favorì certo la redistribuzione settoriale· della mano d'opera). Comunque, la Campania faceva riscontrare un'ascesa abbastanza decisa nel numero degli addetti all'industria, ed era seguita in ciò soltanto dagli Abruzzi e Molise. Appariva confermata, pertanto, la tençlenza di questa regione ad un equilibrio tra i settori maggiore di quello prevalente nel resto del Meridione. 2. Veniamo ora agli anni compresi tra i due ultimi censimenti. Dal 1951 al 1961, la popolazione attiva campana è aumentata dello 0,4%, essendo passata da 1.703.300 a 1.710.700 ~nità. Ma, prima di procedere ad un tentativo- d'interpretazione di questo dato, sono opportune alcune osservazioni. · I valori relativi alla popolazione attiva possono assumere significati diversi, talvolta contraddittori fra loro. Un alto rapporto tra popolazione residente e popolazione attiva indica generalmente un basso livello economico. Infatti, in tal caso, su ciascuna unità produttiva grava u11 elevato nu~ero di inattivi (ed a conferma di ciò si potrebbe addurre che, per l'appunto, il tasso di attività della popolazione meridionale nel 1961 è risultato più basso della media nazionale). Ma può anche significare un alto livello economico. Infatti, nei paesi economicamente sviluppati 2 « Informazioni Svimez », 9 (1956), n. 22-23, pp. 487-88, rip. da G. GALASSO, op. cit., p. so. 76 Bi0lioteca Gino Bianco

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