Nord e Sud - anno XII - n. 63 - marzo 1965

Ugo Leon·e dam del mar Rosso ». Fra Beersheba ed Eila~ sono. 224 km. di deserto. Attraverso la sabbia corre la strada camionale « dell'indipendenza », costruita nel 1953: il traffico vi è intenso, e grossi autocarri vanno e vengono, carichi di prodotti minerari. Ai margini dell'ampia strada corre l'oleodotto che, da Eilat, convoglia il petrolio alle raffinerie di Haifa. Questa « pipeline », di grande importanza politica, strategica ed economica, è in grado di portare dal mar Rosso al Mediterraneo 5 milioni di tonnellate l'anno di greggio, e costituisce già una concreta alternativa al canale di Suez, interdetto dall'Egitto alle navi israeliane: un'alternativa che è utile per gli israeliani, e che potrebbe diventarlo per tt1tta l'Europa, qualora l'Egitto dovesse bloccare il Canale, come già fece nel 1956. In tal caso, infatti, il petrolio sbarcherebbe ad Eilat, in provenienza dal golfo P·ersico, per essere pompato sino ad Haifa, sul Mediterraneo, e di qui essere spedito in Europa. Sino ad oggi, dunque, nel deserto si è lavorato, anche se in condizioni piuttosto difficili, e le statistiche dimostrano che si è lavorato bene: nel '61 le industrie del Negev hann<? esportato all'estero merci per 12.000.000 di dollari; vi si sono prodotti 9.000.000 di litri di latte e 20.000.000 di uova; le sue aziende agricole possono contare su 5.000 vacche lattifere e su 29.000 alberi da frutta; gli abitanti, che nel 1948 erano 15.000 (beduini), oggi sono diventati oltre 100.000; e tutto ciò, per colmo di ironia, proprio grazie agli arabi, che, con la loro minacciosa vicinanza, spingono gli israeliani a popolare ,con la massima rapidità questa zona del loro territorio che si inoltra a cuneo fra gli stati arabi. La conclusione che si può trarre da questa esperienza israeliana è che, se gli israeliani sono riusciti a trasformare il deserto, vuol dire che tutti i deserti sono trasformabili e aperti alle possibilità della vita moderna. Se confrontate col deserto del Negev, le zone più desolate del nostro Mezzogiorno sono « paradisi ». Ciononostante, noi « ancora non siamo riusciti, nei latifondi della Sicilia o nelle plaghe della Sardegna o negli Appennini lucani e calabresi a costruire tante fabbriche e tanti villaggi moderni, quanti ne hanno costruiti gli israeliani in un luogo dove non esistevano né acqua, né piante, né quelle che noi usiamo chiamare infrastrutture» (G. Russo, L'atomo e la Bibbia, Bompiani, 1964). 4) La questione del Giordano. - « L'acqua è infiammabile come l'olio nelle aride terre dell'Asia Occidentale, tanto dura e vio1enta è ..... la competizione per il suo uso » (I{. G. Jansen, The problem of the Jordan waters, in« The world today », febbraio 1964) ✓ Infatti, da quando Israele ha deciso di utilizzare unilateralmente le acque del Giordano, 70 Biblioteca Gino Bianco

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