Giornale a più voci temporaneamente essere rappresentati da esponenti delle precedenti amministrazioni. In terzo luogo occorrerà investire immediatamente di responsabilità e di precisi compiti gli organismi di ricerca a carattere pubblicistico, legati agli Enti locali: di questi organismi, che già esistono in molte regioni (sono già operanti: l'Istituto di ricerche economiche e sociali (IRES), nel Piemonte; l'Istituto Lombardo di studi economici e sociali (ILSES); l'Istituto ligure di ricerche economiche e sociali (ILRES); l'Istituto regio11ale per lo sviluppo econo1nico e sociale della Venezia Euganea (IRSEV); l'Istituto emiliano di ricerche economiche e sociali (IERES); l'Istituto Toscano di ricerche economiche e sociali (ITRES); il Centro di ricerche per lo sviluppo economico dell'Umbria; la Commissione di studio per lo sviluppo economico delle Marche; l'Istituto laziale di ricerche economiche e sociali), sarà opportuno stimolare al più presto la formazione anche in quelle regioni che tuttora non ne hanno promosso la formazione. L'attività di tali enti, che hanno - tra l'altro - il merito di aver prodotto alcuni tra i più rilevanti studi economici e sociali a livelli territorialmente determinati, e di aver organizzato degli staff s operativi, specializzati in questo campo di ricerche, andrà peraltro strettamente coordinata con quella dell'organo centrale di programmazione. Al riguardo, particolarmente fruttuose si prospettano le possibilità di un costante e reciproco scambio di informazioni e di un organico coordinamento. Se questi, infine, sembrano gli obiettivi da proporsi a breve scadenza, è anche vero che non sembra possa essere elusa ancora per molto l'esigenza di una riforma istituzionale delle Camere di Commercio, singolare luogo d'incontro di precisi interessi privati e di esercizio di funzioni pubbliche. Questo istituto, nel nuovo quadro istituzionale postulato da una politica di programmazione economica articolata a livello regionale, esige di essere oggetto di una riforma profonda e radicale che, affidando ad organi de] Ministero dell'Industria la funzione del decentramento burocratico, assegni ad associazioni di categoria (peraltro già esistenti ed organizzate) la rappresentanza di interessi privati che nulla hanno da spartire con l'esercizio di funzioni di pubblico interesse. ALFREDO TESTI La C.E.E. e la politica dei trasporti Negli articoli 3 e 74 del Trattato istitutivo della Comunità Economica . Europea è prevista l'attuazione di una politica comune ai sei Membri nel settore dei trasporti. Per questa politica, però, i responsabili dei negoziati che precedettero la formazione del trattato, non essendo riusciti a ravvicinare sufficientemente i loro punti di vista, piuttosto che differire la firma del Trattato, preferirono enunciare dei principi, seguendo i quali gli organi burocratici della Comunità avrebbero poi tracciato le linee della politica comune dei trasporti. 57 BibliotecaGino Bianco
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